Ammanchi in negozio cassiera licenziata e portata in tribunale

L'emissione dello scontrino fiscale
L'emissione dello scontrino fiscale

FELTRE. La cassiera in tribunale. L’ex dipendente di un negozio che si occupa di animali deve rispondere di appropriazione indebita e calunnia a quello che è stato per anni il suo datore di lavoro. Ieri G.B. è stata interrogata e ha cercato di respingere gli addebiti, difesa dagli avvocati Tollot e Zanon. Il titolare del punto vendita, invece, si è costituito parte civile con Fent e chiederà i danni, quando sarà il momento.

Il rapporto professionale tra le parti è durato una decina di anni, nella massima fiducia, poi nel 2016 i conti hanno cominciato a non tornare. Dopo una verifica si è scoperto che non c’era corrispondenza tra gli incassi in contanti e via pos e quello che finiva nella cassa continua della banca di riferimento: la quota degli ammanchi era sui 7 mila euro. Il titolare del negozio ha provveduto al licenziamento, versando alla lavoratrice l’ultima busta paga e il trattamento di fine rapporto, al netto dei soldi che non si trovavano.

Ma non è finita così: il licenziamento è stato impugnato e, allo stesso tempo, la donna ha presentato una querela per calunnia nei confronti del suo capo. Le indagini preliminari hanno portato alla conclusione che l’accusa non stava in piedi, di conseguenza il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dal gip. A questo punto, è stata a sua volta denunciata per la stessa ipotesi di reato, oltre a quella già nota di appropriazione indebita di una parte degli incassi.

Ieri ha detto la sua, garantendo di non avere responsabilità, ma dopo aver perso il lavoro rischia una condanna nell’udienza che il giudice per le udienze preliminari Scolozzi ha fissato per il 28 gennaio. —

Gigi Sosso

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