Amministrative Belluno, sfida Bettiol- Massaro
BELLUNO. Mancano due giorni alla riapertura delle urne per il ballottaggio che darà a Belluno il suo nuovo sindaco. Si vota domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Claudia Bettiol (Pd, Idv e una civica) e Jacopo Massaro (tre civiche), si sfidano al secondo turno di voto dopo che due settimane fa avevano superato gli altri sette candidati a sindaco, separati tra loro da soli 141 voti.
Siete della stessa area politica, pensate di poter collaborare, chiunque vinca?
Bettiol: «Voglio collaborare con tutto il consiglio comunale, sperando che vi sia un’opposizione che agisca nell’interesse supremo della città in modo costruttivo. È compito dell’opposizione controllare e verificare, ma non secondo logiche di parte».
Massaro: «È assolutamente necessario riuscire a collaborare con tutti. Credo che le esperienze degli ultimi anni insegnino che i conflitti non generano benefici alla comunità. Il dibattito sia rigoroso, ma senza pregiudiziali».
A Cortina Franceschi offre una delega allo sfidante Ghezze, cosa ne pensate?
M: «Mi sembra una proposta sensata; va costruita in modo da preservare la coerenza del progetto del sindaco, ma ci sono settori in cui sono possibili collaborazioni più strette, in forma di delega o nelle commissioni. In ogni caso qualcosa va fatto per cambiare il sistema del passato».
B: «Il presupposto è che il sindaco deve dialogare e operare con tutti e mantenere sempre aperto il dialogo, anche con un’opposizione forte, ovviamente mantenendo la chiarezza rispetto alle progettualità messe in campo e senza inciuci».
Come evitare conflitti sull’utilizzo delle strutture sportive che sono limitate?
B: «Si deve aprire un confronto serio e vero con le associazioni sportive che sono molte, mentre gli spazi sono limitati. Se si stabiliscono regole chiare e trasparenti, le difficoltà si possono superare. Sarebbe bello se le associazioni collaborassero tra loro, evitando così ogni conflitto».
M: «Il Comune non deve spogliarsi del ruolo di comporre le difficoltà, lasciando che le associazioni si arrangino tra loro. Secondo me vanno privilegiati, nell’accesso alle strutture, i soggetti che operano con i giovani e che fanno ricadere sul territorio un valore di tipo sociale».
Ci sono casi come la Sisley, che è stata un’ottima vetrina per la città. Credete nello sport come veicolo promozionale per la città?
M: «Certo che sì, ma bisogna riuscire a far fruttare certi eventi. Ad esempio: una recente manifestazione di scherma ha avuto oltre mille presenze, ma sono tutti rimasti alla Spes Arena. Certi eventi vanno collegati alla promozione turistica della città. Molti operatori in quella e altre occasioni non hanno potuto offrire convenzioni perché non ne sapevano nulla».
B: «Sicuramente lo sport può essere veicolo promozionale a livello nazionale, come quando avevamo la pallavolo in serie A. È un modo per far conoscere il territorio e attrarre turisti. Bisogna premiare e valorizzare lo sport non solo come pratica ma anche come metodo educativo, specie per chi mette in campo progetti che allontanano i ragazzi dall’alcol e dalle droghe».
Il trasporto pubblico è carente e le risorse scarse, come aiutare ugualmente le fasce deboli a spostarsi?
B: «Bisogna cercare in tutti i modi di rifinanziare il volontariato che si occupa di loro con il servizio Stacco, ma c’è anche il problema degli studenti disabili. In passato si è discusso se la competenza fosse di Provincia o Comune. Io credo che, prima di tutto, occorre salvare quello che c’è senza perdere nemmeno una corsa e poi, se possibile, ripristinare il servizio a chiamata».
M: «Possiamo razionalizzare le corse, come ci hanno segnalato in questi giorni i cittadini. Per le fasce deboli va rifinanziato il progetto Stacco, fondamentale perché limita i costi e fa un servizio al posto del Comune. Su questo però, aprirei una riflessione sul fatto che alcuni utenti possono contribuire in minima parte. Poi si possono migliorare e mettere in rete servizi come la consegna a domicilio dei farmaci».
Pensate di bloccare la vendita delle quote comunali di Dolomitibus?
M: «La legge impone le gare entro fine 2013, non si capisce perché vendere prima. Ricordo che la vendita delle quote provoca la perdita di 80 mila km in città e la perdita di valore delle quote della Provincia. Per me va fermata, senza nasconderci che il valore della vendita è inserito in bilancio e quindi bisogna recuperare quei soldi da un’altra parte».
B: «La decisione è totalmente da rivedere e va ripresa in mano dal consiglio comunale. È impensabile che un’amministrazione in scadenza (Prade) possa fare una scelta così. Ci si deve battere per garantire il controllo pubblico e soprattutto per garantire i dipendenti che vivono momenti di estrema difficoltà. In consiglio provinciale abbiamo fatto una battaglia forte e siamo riusciti a bloccare la vendita decisa dall’amministrazione Bottacin».
Sersa e nuovi servizi agli anziani.
B: «La Sersa ha ben operato e l’integrazione socio sanitaria dà risultati eccellenti, anche perché gli anziani hanno sempre più bisogno di assistenza sanitaria. Bisogna: stabilizzare la sperimentazione e far uscire la Sersa dai vincoli nell’assunzione del personale, legati allo sforamento del patto di stabilità fatto da Prade nel 2009. Stiamo già lavorando con l’Anci e i parlamentari perché basta un emendamento al decreto Salva Italia. Come novità, non c’è cosa migliore che lasciare gli anziani nelle loro case, potenziando il servizio domiciliare».
M: «La Sersa deve concludere la sperimentazione e rimanere pubblica: è un’eccellenza da confermare e alla quale dedicare grande attenzione. In aggiunta bisogna puntare a forme di residenzialità, recuperando immobili da attrezzare per le esigenze degli anziani con costi molto inferiori alla casa di riposo».
Come conciliare le esigenze dei residenti con quelle dei locali che fanno musica?
M: «Iniziamo mettendo a confronto tutte le realtà cittadine. Ci sono due aspetti da considerare: il rumore e il decoro. Servono progetti educativi, ma credo che ci siano tutti gli strumenti per trovare un punto di equilibrio, perché va consentita la musica a chi dimostra di riuscire a tenere la situazione sotto controllo. Il sindaco, però, dovrebbe evitare di lasciar aprire locali in zone residenziali».
B: «Ci sono i bar e le discoteche, sono cose diverse e le discoteche in genere si fanno fuori città. Certo, i bar hanno l’esigenza di attrarre clientela con la musica che rende anche la città più viva, ma questa esigenza va conciliata con la giusta volontà di chi vive in centro, come me di stare tranquilli. Si può trovare il giusto equilibrio, con regole chiare che tengano conto che alcuni locali sono insonorizzati e altri no. In molte altre città la musica nei locali si fa senza problemi, ma serve uno sforzo per approfondire il tema con equilibrio. Il dialogo è aperto».
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