Analisi al top sull’acqua bellunese

BELLUNO. Fare rete per garantire un ancor più efficiente controllo della qualità dell’acqua. Risparmiando anche risorse. Questo l’obiettivo dell’accordo siglato ieri a Venezia, nel nuovo Museo dell’acquedotto di Veritas.
E c’è anche Bim Gsp che, insieme ad altri otto gestori, ha avviato una cooperazione tra i laboratori analisi già operativi nelle società di gestione del servizio idrico. L’intesa prevede che i gestori aderenti al consorzio “Viveracqua”, che si occuperà di coordinare il progetto, utilizzino per i servizi di analisi delle acque potabili e reflue i migliori cinque laboratori dislocati in Veneto.
Un’opportunità importante per Bim Gsp, visto che la società esegue ogni anno 1.500 analisi sulle acque potabili e oltre 3.600 sulle quelle reflue, monitorando complessivamente 55 mila parametri.
«Eroghiamo 13,8 milioni di metri cubi di acqua potabile e restituiamo all’ambiente ben 29,7 milioni di acqua pulita e depurata», sottolinea l’amministratore unico, Giuseppe Vignato. «Avere la possibilità di beneficiare delle migliori eccellenze venete, costantemente all’avanguardia in ricerca, innovazione e tecnologia, porta indubbiamente valore aggiunto al nostro territorio e agli oltre 155 mila utenti del servizio idrico. Se da un lato, infatti, potremo contare su un generale contenimento dei costi generali, dall’altro avremo l’opportunità di poggiare su professionalità qualificate e su tecnologie altamente innovative in campo analitico».
Vignato ricorda poi che oltre il 70% della clientela bellunese preferisce l’acqua di rubinetto a quella in bottiglia, «segno che l’acqua, nei territori montani come il nostro, è molto apprezzata», commenta. «Sappiamo bene che è sempre più necessario un controllo attentissimo della qualità dell’acqua dei nostri acquedotti e anche di quella delle acque depurate che restituiamo all’ambiente», fa eco Fabio Trolese, presidente di Viveracqua.
«La frammentazione delle risorse, però non aiuta: per questo è necessario lavorare insieme e mettere a fattor comune attrezzature ed esperienze. Collaborando i gestori potranno avere maggiori opportunità di reperire risorse finanziarie, aumentare il potere contrattuale nel mercato degli approvvigionamenti ed effettuare investimenti comuni, anche per monitorare e contrastare efficacemente la presenza di contaminanti emergenti». (m.r.)
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