«Anche i sindaci speculano sull’acqua»

Gli ambientalisti del Wwf (appoggiati da Cai e Mw): «Sono 170 le richieste di derivazione idroelettrica da parte dei Comuni»

BELLUNO. Forte appello del Club alpino italiano alla Regione, in particolare al presidente Luca Zaia e all’assessore Gianpaolo Bottacin: «Prendete il toro per le corna e, attraverso un piano, ristabilite la buona qualità dei corsi d’acqua, dei laghi e dei bacini». Firmato Francesco Carrer, presidente regionale del Cai.

Il mondo dell’alpinismo è infatti «gravemente preoccupato» per quella che viene ritenuta ancora un’insufficiente tutela dei fiumi, dei torrenti, dei laghi. Il presidente ricorda un documento del Cai e di numerose altre associazioni, risalente a 5 anni fa, in cui si rilevava che meno del 10% dei corsi d’acqua alpini mantiene ancora condizioni di naturalità elevata - cioè non è perturbato da derivazioni, da alterazioni morfologiche significative e da immissione di inquinanti - e che i restanti corpi idrici sono in gran maggioranza sfruttati da derivazioni a scopo idroelettrico o irriguo, che in alcuni periodi dell’anno spesso arrivano a prosciugarne interi tratti.

«Il Veneto si è dato una nuova amministrazione, che il voto ha riconosciuto oltremodo autorevole. Sono sicuro», sottolinea Carrer, «che Zaia e Bottacin non ci deluderanno».

«Grave», invece, la preoccupazione di Augusto De Nato, del Wwf. «Ancora troppi sindaci, oltre a tanti, tantissimi privati, stanno speculando sul bene più preziosio di cui disponiamo, l’acqua appunto».

Di qui l’invito del Wwf ai Comuni a rinunciare allo sfruttamento delle acque, soprattutto se il ritorno economico è di poche migliaia di euro. «Obama ha trovato il coraggio di fermarsi, i sindaci o gli imprenditori privati che hanno in ballo 170 richieste di derivazione nella sola provincia di Belluno, facciano un passo indietro».

Maledetta quella volta, secondo De Nato, che la produzione di energia da fonte rinnovabile è stata incentivata. «Quegli incentivi hanno indotto un po’ tutti a speculare, compresi i Comuni». Ma, secondo il dirigente Wwf, «oggi non c’è assoluta necessità di nuovi impianti idroelettrici, perché quelli più grandi, ad esempio tante centrali dell’Enel, non girano a pieno potenza».

Sintonizzandosi sulla stessa lunghezza d’onda, Carrer va a ripescare il documento sottoscritto dal Cai e da numerose altre associazioni, per denunciare che «gli incentivi statali alle fonti energetiche rinnovabili hanno scatenato una rincorsa alla costruzione di centinaia di nuove centrali idroelettriche, in particolare di piccola taglia e che sempre più spesso le domande di concessione di derivazione per scopo idroelettrico insistono in Parchi o in aree Natura 2000 (SIC o ZPS), in biotopi, o comunque in contesti ambientali e paesaggistici di particolare pregio e fragilità».

Sottoscrive puntualmente l’associazione Mountain Wilderness, con Gigi Casanova, che ricorda, fra l’altro, che «ancora oggi molte derivazioni non prevedono rilasci di deflusso minimo vitale a valle delle captazioni e più in generale le misure di mitigazione degli impatti della produzione idroelettrica sono estremamente limitate». E che «la necessità di intervenire su molti corsi d'acqua con interventi di riqualificazione ecologica, ma anche paesaggistica, viene rimandata nonostante evidenti situazioni di criticità e degrado«.

Francesco Dal Mas

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