«Anche l’Agordino è un’area svantaggiata»
AGORDINO. L'intento non è assolutamente polemico. Ma se nella strategia per le aree interne c’è anche l’Agordino significa che fra le zone depresse della provincia non c’è solo il Comelico. C’è anche quella parte del Bellunese che negli ultimi anni ha sofferto in maniera prepotente l'abbandono da parte della popolazione. «La proposta di legge che sta portando avanti l'assessore Bottacin, e che è condivisa dal presidente Zaia, mi trova d’accordo», spiega il sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin, riferendosi alle intenzioni della Regione di portare al governo una legge per rendere tutta la provincia di Belluno zona franca. Quindi un’area con una tassazione agevolata, stile Livigno.
«Penso che la proposta partita dal Comelico sia assolutamente valida, ma non è che in Agordino stiamo meglio».
Lo dimostra uno studio condotto dall'università di Padova per conto dell'Unione montana per la gestione associata dei servizi. L’analisi scatta una fotografia preoccupante dell'Agordino, che negli ultimi dieci anni (il raffronto è fra 2006 e 2015) ha perso moltissimi abitanti. La popolazione è calata mediamente, in tutto il comprensorio, del 6,2%, con un picco a Gosaldo (-20%) e San Tomaso (-11%). Nove Comuni hanno perso fra il 5 e il 10% della popolazione, solo Agordo sostanzialmente tiene, perdendo appena l'1%. «Merito della vicinanza dell'industria», spiega il presidente dell'Unione montana Fabio Luchetta, che è anche sindaco a Vallada. La stessa ragione spiega l’unico segno più di tutta la tabella: Rivamonte in 10 anni ha guadagnato ben lo 0,8% degli abitanti. Ma la popolazione ha un’età media elevata, in tutto l'Agordino (46,7 anni in media), a Gosaldo supera i 50.
Dati che dimostrano come la montagna si stia spopolando, inesorabilmente. «Accade in Comelico ma accade anche in Agordino», prosegue Luchetta. «Tutta la periferia del Bellunese soffre. Se vogliamo invertire questo trend, mantenere la montagna abitata, è necessario riconoscere condizioni agevolate a chi vive in queste zone», conclude Luchetta.
Che non pensa sia esagerata la proposta di Bottacin di estendere la zona franca a tutta la provincia: «Sparare alto è vincente perché in questo modo ha esternato un problema che esiste in questa provincia. È chiaro che ci sono territori meno svantaggiati di altri (Belluno, Feltre, Sedico, per fare qualche esempio), ma ha fatto bene a fare questa proposta perché ha evidenziato uno stato di sofferenza della nostra terra».
«Siamo la provincia montana che soffre di più in Italia», chiude De Bernardin. «Colpa, forse, di scelte errate fatte in passato. Ora servono politiche vere per la montagna, quindi si valuti almeno la proposta di istituire una zona franca in tutta la parte alta del Bellunese». (a.f.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi