Angelo Bonazza indagato per usura
PERAROLO. Uno dei maggiori imprenditori mestrini, il 73enne Angelo Bonazza è indagato per usura ed estorsione: il pubblico ministero di Venezia Federico Bressan nei giorni scorsi ha depositato gli atti dell’indagine e si appresta a chiederne il rinvio a giudizio per il grave reato. Bonazza è titolare dell’omonimo Salumificio di Ca’ Noghera e da qualche tempo ha acquisito anche l’importante azienda Becher di Ponzano, in provincia di Treviso, e quella storica di Perarolo, la Unterbeger, che produce lo speck del Cadore. A denunciare Bonazza un altro imprenditore, Luca Barbiero, titolare della FlorSile di Casale sul Sile: i fatti risalgono al 2008. Sulla base della denuncia di Barbiero, la Finanza ha compiuto accertamenti e controlli e, alla fine, il pubblico ministero lagunare ha ritenuto aver raccolto indizi e prove sufficienti per chiedere il processo, prima di farlo, comunque, oltre a mettere a disposizione della difesa, gli avvocati Piero Barolo e Gian Luca Toppan, e della parte civile, l’avvocato Luigi Ravagnan, gli atti, dovrà attendere per sapere se l’indagato vuole farsi interrogare o preferisce affidarsi ad un memoria dei suoi difensori.
La ditta di Barbiero si trovava in cattive acque e l’imprenditore aveva chiesto un prestito a Bonazza che dopo averglielo concesso ha preteso in cambio una partita di piante da vivaio per un valore reale di 750 mila euro, piante cedute alla Promarket di Ca’ Noghera al prezzo dichiarato di 200 mila euro. Non contento, Bonazza avrebbe «convinto » Barbiero a cedergli la sua villa a Casale sul Sile per 450 mila euro, mentre una stima ne ha valutato il valore in poco più di 900 mila euro. In realtà all’imprenditore trevigiano non erano stati consegnati neppure 450 mila euro, bensì 312 mila, addirittura un terzo del valore reale dell’immobile in cui abitava con la famiglia. Il pubblico ministero lagunare ha contestato anche il cambio di assegni e lo sconto di cambiali a un tasso d’interesse del 10 per cento al trimestre (40 per cento annuo) per i primi e di 100 mila euro corrisposte a fronte di una cifra nominale di 225 mila per le seconde. Infine, Bonazza viene accusato di un altro episodio di usura compiuto sempre attraverso alcuni assegni.
Il reato di estorsione, infine, viene contestato perché l’imprenditore mestrino avrebbe minacciato più volte Barbiero e la moglie per ottenere la restituzione dei soldi prestati e degli interessi maturati. Avrebbe prima sostenuto che avrebbe messo all’incasso, in banca, gli assegni che Barbiero aveva firmato come garanzia dei prestiti, assegni che erano scoperti e, dunque, se fosse accaduto, l’istituto di credito avrebbe segnalato all’autorità giudiziaria per la scopertura l’imprenditore, che si sarebbe visto chiudere qualsiasi porta dalle banche, oltre naturalmente a r8ischiare un processo penale per emissione di assegni a vuoto. Infine, Bonazza avrebbe minacciato di cacciare di casa l’anziana coppia. La villa a Casale sul Sile, infatti, era passata nelle sue mani, ma la famiglia Barbiero aveva proseguito ad utilizzarla e ad abitarvi. E questa circostanza sarebbe stata trasformata in uno strumento di ricatto dall’indagato. Tra poco, la parola passa al giudice dell’udienza preliminare che, dopo la richiesta del rappresentante dell’accusa, dovrà valutare prove e indizi raccolti dagli investigatori e decidere per il processo o meno.
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