Annessione 1866, al voto 57mila bellunesi
BELLUNO. Il plebiscito che sancì l’annessione del Veneto al Regno d’Italia si tenne il 21 e 22 ottobre 1866, con gli uffici elettorali aperti dalle 10 alle 17, e fu a suffragio universale maschile, con ammessi al voto gli abitanti maschi residenti, maggiori di 21 anni, cui s’aggiungevano gli emigrati veneti e i minori di 21 anni se militanti nelle truppe italiane.
I votanti nel Veneto furono circa 640.000 su 2.800.000 abitanti: dovevano esprimersi circa l’adesione delle province del Veneto e quella di Mantova al Regno d’Italia depositando nell’urna elettorale solo la scheda prescelta tra le due, di colore diverso, che venivano loro fornite, una per il “sì” e l’altra per il “no”. È chiaro che un simile meccanismo non poteva certo assicurare la segretezza della consultazione e quindi la sua stessa credibilità.
A proclamare i risultati fu, da Palazzo Ducale rivolto alla Piazzetta, alle ore 8.30 del 27 ottobre, l’onorevole Sebastiano Tecchio: 641.758 “sì”; 69 “no”; 370 nulli. In verità in altre fonti e su due lapidi a Venezia compaiono cifre leggermente diverse.
La provincia di Belluno era divisa in 7 distretti: Belluno, Agordo, Pieve di Cadore, Auronzo, Fonzaso, Longarone e Feltre, per un totale di 120 sezioni, con 57.618 votanti su una popolazione di 167.229 persone. I “sì” furono 57.611, i “no” 2, le schede nulle 5. Nel distretto di Belluno diligenza massima, con tutti favorevoli.
Più “riottosa” Feltre con “addirittura” 2 “no” e 3 nulli.
Secondo il trattato di Vienna del 3 ottobre 1866, concluso tra Austria e Italia, l’imperatore d’Austria aveva ceduto il Regno Lombardo Veneto all’imperatore francese Napoleone III. I francesi si dichiararono pronti a riconoscerlo al Regno d’Italia «sotto riserva del consenso alle popolazioni debitamente consultate».
Il plebiscito venne convocato il 7 ottobre da un regio decreto senza dire nulla ai francesi che naturalmente si offesero. (w.m.)
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