«Annullare l'incontro con l'imam è un brutto segnale per i ragazzi»
AGORDO. «Quali le conseguenze e l'insegnamento di questa bagarre per i ragazzi che saranno i cittadini di domani?». Se alcuni genitori e politici potranno esultare per la riconquista del Santo Sepolcro, c'è chi, invece, si pone nuove domande. Sono alcuni insegnanti che hanno appreso la decisione della “Pertile” di fare marcia indietro. «Provo grande amarezza», dice Liana Cavallet «come insegnante perché so quanto impegno ci metto per scegliere ogni giorno i percorsi più adatti per educare e non solo istruire i ragazzi che mi sono affidati da chi spero si fidi della mia professionalità. Come genitore perché mi chiedo se per i miei figli voglio un mondo in cui esiste una sola verità. No: se li ho educati ai valori dell'accoglienza, del rispetto, della tolleranza, dell'impegno, della curiosità, perché privarli dell'opportunità di metterli in pratica? Come cittadina sono scocciata dal fatto che, per l'ennesima volta, per pochi che fanno la voce grossa in maniera irragionevole, la maggioranza debba silenziosamente adeguarsi».
Arrabbiata è invece Cristina Selle. «Arrabbiata», dice «perché la scuola una volta di più dimostra di non avere credibilità. Perché fa comodo una scuola che istruisce, a patto che non dia troppi compiti a casa, ma non una scuola che dia ai ragazzi strumenti per formare opinioni consapevoli e personali. Questo mi ricorda momenti della storia che non vorrei rivivere. Perché si costruiscono muri tra gli Stati e tra i ragazzi della stessa scuola, che avrebbero il diritto e il dovere di conoscere altre realtà. I ragazzi di oggi dovranno sapersi muovere nel mondo. E noi non possiamo costringerli dentro recinti di pregiudizi. I giudizi potrebbero costruirseli da soli, se gli adulti che li circondano lo permettessero».
«Come insegnante», dice Marta Molinari «ritengo l'intervento della Donazzan davvero offensivo in quanto non tiene in considerazione che le iniziative delle scuole pubbliche hanno l'obiettivo di far conoscere un po' di mondo ai nostri studenti. Tale compito spetta agli insegnanti che conoscono il proprio lavoro e hanno le competenze necessarie per comprendere l'importanza di un dialogo interreligioso, specie oggi. È assolutamente sbagliato far perdere questa occasione ai giovani. La scuola dovrebbe farsi garante di questa possibilità di incontro senza sostenere sterili e inutili battibecchi del politicante di turno. Come possiamo pensare di sviluppare negli studenti competenze di cittadinanza attiva, se per prima la scuola si sottrae dall'esercitare il ruolo istituzionale di insegnare rispetto e tolleranza?».
Solidarietà alla classe docente arriva anche da Monica Savio. «Speriamo che la cultura possa sempre vincere sull'ignoranza e sulla chiusura mentale», sottolinea, «mai arrendersi: dobbiamo portare avanti con forza e determinazione la nostra missione. Quello che è successo è un brutto segnale per i nostri ragazzi, non è isolandoli dalla realtà che li proteggiamo». (g.san.)
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