Anonimo benefattore regala 380 mila euro all'ospedale

Grazie alla donazione acquistati nuovi macchinari d'avanguardia a Cardiologia
38000 euro in strumenti cardiologici donati all'ospedale san martino
38000 euro in strumenti cardiologici donati all'ospedale san martino

BELLUNO. Grazie a una donazione di 380 mila euro di un paziente della cardiologia di Belluno, l’unità operativa vanta oggi alcune apparecchiature all’avanguardia che permetteranno al reparto di diventare sempre di più un centro di eccellenza nella cura della malattie cardiache.

Si tratta di un sistema di monitoraggio h 24 dell’elettrocardiogramma dei ricoverati in terapia intensiva coronarica, un ecocardiografo tridimensionale, quattro holter, due defibrillatori portatili, un contropulsatore aortico da usare in stati di shock.

«Da dieci anni non venivano più ammodernate le apparecchiature», sottolinea Giorgio Cargnel, facente funzioni di primario dopo il pensionamento del dottor Catania. «E in dieci anni le cose cambiano molto in questo settore. Con questa donazione possiamo godere di strumentazioni di elevato standard, che permetteranno di avere un reparto di cardiologia all’avanguardia», ribadisce il direttore generale Pietro Paolo Faronato.

Tra le varie attività che stanno diventando un fiore all’occhiello dell’unità operativa e che dimostrano l’importanza della ricerca eseguita nel settore cardiologico al San Martino, rientra l’ambulatorio cardio-oncologico. Un ambulatorio nato alla fine del 2007 per seguire e curare le persone affette da tumore prima , durante e dopo la terapia oncologica potenzialmente cardiolesiva. «Ad oggi sono stati seguiti oltre 130 malati di tumore, anche con ecocardiogramma, test sotto sforzo e coronarografia», ha evidenziato Cargnel.

L’attività ambulatoriale è un esempio di come il trattamento multidisciplinare della patologia possa portare a buoni risultati. Infatti, come spiega il dottor Luigi Tarantini, referente dell’ambulatorio dello scompenso, «il paziente viene inviato dall’oncologo; poi decidiamo come seguirlo assieme al radioterapista, al chirurgo. Siamo stati tra i primi in Italia ad avviare questo percorso», precisa Tarantini, «e in rete con altri centri nazionali cardiologici siamo riusciti a creare un registro di 500 donne affette da tumore alla mammella. Abbiamo monitorato l’evoluzione dei loro problemi cardiaci in seguito alle terapie oncologiche. Questo studio, che abbiamo presentato a livello nazionale, ha incuriosito la comunità scientifica, tanto che siamo stati contattati dalla Società nazionale degli oncologi, abbiamo tenuto conferenze nei congressi a livello nazionale e ultimamente siamo stati contattati anche dal ministero della salute degli Stati Uniti in quanto esperti di questa metodologia. Il nostro obiettivo è individuare, con esami appositi, i primi segnali della malattia cardiaca, per curare il paziente adeguatamente».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi