Anoressia e bulimia sono un centinaio i nuovi casi all’anno
BELLUNO. Sono state le ragazze del progetto “Pasto assistito” ad addobbare ieri le colonne del teatro comunale di Belluno con il fiocco viola e alcune farfalle colorate, per ricordare la giornata nazionale per i disturbi del comportamento alimentare. Sono in aumento, infatti, in provincia di Belluno i giovani (sia ragazze che ragazzi) che soffrono di problemi legati all’alimentazione e che sono presi in carico dai Centri per i disturbi del comportamento alimentare del distretto di Belluno e di Feltre.
Nel 2016, secondo i dati diffusi dall’Usl 1, sono stati 89 i nuovi casi giunti ai servizi, 370 le prestazioni richieste agli psichiatri e 780 quelle di supporto svolte dagli psicologi. Solo nel distretto di Belluno, infine, sono stati circa 500 i colloqui svolti dalla dietista.
Delle prime visite, più della metà sono dovute a disturbi del comportamento alimentare in generale, mentre un quarto del totale è affetto da anoressia nervosa, un minor numero soffre di bulimia. Quest’ultima è una malattia forse più subdola della prima perché non così evidente visto che non presenta spesso cali ponderali elevati. Sono numeri che rispecchiano quelli della media nazionale che è in crescita. Ad essere colpite non sono solo le donne, ma anche i ragazzi. L’età in cui manifestano i primi disturbi sono quelli dell’adolescenza dai 15 ai 16 anni, anche se la più giovane ha soltanto 12 anni.
«Molti passi avanti sono stati fatti per la cura e il trattamento di queste malattie, ma molti restano ancor da fare, per le caratteristiche specifiche di questo disagio che mette in pericolo la vita stessa e lo sviluppo psicologico della persona», precisano dall’Usl, sottolineando che «l’intervento che viene garantito dai Centri per i disturbi alimentari mira sempre di più verso un coinvolgimento e un’integrazione delle diverse professionalità dallo psicologo allo psichiatra, dal medico internista al nutrizionista».
Positiva è anche la collaborazione con l’associazione Margherita nata nel 2008 da un gruppo di genitori che hanno sofferto per la malattia dei loro figli e che hanno capito che soltanto con un lavoro che coinvolga non solo il ragazzo o la ragazza anoressici o bulimici ma anche i genitori si può dare un aiuto ancor più valido ai propri figli per cominciare a guarire.
E così l’anno scorso, sostenendosi con fondi propri o con donazioni, l’associazione ha messo in campo un progetto denominato “pasto assistito” che prevede che per tre volte a settimana i ragazzi consumino i loro pasti in compagnia di una psicologa così da gestire le emozioni che si creano in loro nell’atto del mangiare.
Ad oggi sono sette le ragazze che seguono questo percorso. «Uscire da questi problemi non è semplice», precisa la presidente dell’associazione, Luisa Prade. «Perciò abbiamo messo in campo dei progetti come il pasto assistito, appunto, e la danzaterapia a Belluno e la disponibilità di due ore a settimana della psicologa a Feltre. Da anoressia e bulimia si può guarire, ma serve del tempo».
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