Antenna, fallisce la conciliazione

Udienza infruttuosa davanti al giudice di pace tra il comitato di Pedavena e il privato che ha fatto installare il traliccio
Di Francesca Valente

FELTRE. Conciliazione mancata. La prima udienza davanti al giudice di pace Silvano Darugna tra i portavoce e i sostenitori del comitato No Antenne e Claudio De Carli, proprietario del terreno di via Roma dove il 27 dicembre è sorta l'antenna della Telecom, non è servito a raggiungere un accordo. Nemmeno l'ipotesi di ripagare a De Carli parte della penale per l'eventuale rescissione del contratto è servita a convincere l'affittuario a fare un passo indietro. All'udienza di ieri mattina hanno partecipato una cinquantina di pedavenesi, in gran parte gli stessi che hanno firmato la lettera per chiedere la convocazione al giudice. Il presidente Augusto De Nato e la segretaria Serena Strappazzon dalla parte del comitato, De Carli dalla parte dell'interesse privato, si sono alternati in una serie di considerazioni pacate e accese a momenti alterni, indirizzate dalla mediazione di Da Rugna che ha esortato al dialogo e all'ascolto per cercare di arrivare a una soluzione condivisa.

«Attorno all'antenna ruotano problemi di tipo sociale, sanitario e soprattutto economico», sottolinea De Nato, «sappiamo che si naviga in una legge nazionale e che niente è illegale, ma riteniamo che una scelta di questo tipo vada condivisa perlomeno con la cittadinanza. Oltre ai rischi per la salute, ci sarà un oggettivo deprezzamento dei terreni edificabili, degli appezzamenti e delle case che circondano l'antenna. Noi vogliamo arrivare in alto», aggiunge il presidente, «il nostro scopo è che venga modificata la legge nazionale in materia di antenne di telefonia mobile. Confidiamo che il proprietario faccia un passo indietro. Noi siamo disposti a mettere soldi di tasca nostra per risarcirlo, qualora volesse considerare l'ipotesi di stracciare il contratto con la Telecom. Questo però non lo solleva dalle sue responsabilità».

«Io non sono contro nessuno, ma nemmeno contro la legge», puntualizza De Carli, «io non ho commesso nessun reato. Portatemi le statistiche che dimostrano la dannosità delle onde elettromagnetiche e vi crederò». In caso di rescissione, la penale include il canone annuale, il costo di installazione e quello di smantellamento dell'impianto: la cifra non è quantificata, ma potrebbe aggirarsi attorno alle decine di migliaia di euro. «A queste condizioni, non vedo perché dovrei fare un passo indietro. Mi sentirei in imbarazzo nei vostri confronti in caso di risarcimento».

«Forse si dovrebbe sentire più in imbarazzo per la presenza dell'antenna», lo incalza Strappazzon, «le avevamo chiesto di venire alle nostre riunioni e alle nostre serate informative, ma non l'abbiamo mai vista». In assenza di conciliazione, le parti hanno deciso di incontrarsi ancora una volta di fronte al giudice pace per tentare una seconda conciliazione. Anche se la posizione di De Carli non sembra contrattabile. L'udienza è fissata il 22 marzo alle 12.

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