Anziana rapinata in casa avrà meno soldi di spese
SANTA GIUSTINA. L’anziana rapinata merita meno soldi. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso presentato da Xhevdet Maliqi, uno della banda di sei kosovari che il 23 gennaio 2017 aveva fatto irruzione nella casa di Liliana Tessaro, minacciandola con un coltello e portandole via una borsa con dentro una ventina di euro in contanti, il bancomat e altri documenti personali, orologi, catenine, un anello in argento e altri pezzi di bigiotteria.
L’uomo aveva patteggiato due anni e sei mesi e 1.400 euro di multa davanti al giudice Scolozzi, insieme a Elvidon Gashi per rapina pluriaggravata e porto ingiustificato di arma od oggetto atto a offendere e avrebbe dovuto pagare 2.160 euro di spese di costituzione e rappresentanza sostenute dalla donna. Il difensore Cianci ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando il fatto che la somma non era adeguata, perché la donna non aveva partecipato all’attività d’indagine, cioè all’esame dell’imputato, durante quello che si chiama incidente probatorio ed è precedente al processo. Il Tribunale di Belluno aveva calcolato i 2.160 euro anche «alla luce dell’incidente probatorio avvenuto e durato due udienze». Il fatto è che, tra il 16 e il 17 luglio 2018, Tessaro non si era ancora costituita parte civile e non era presente nemmeno il suo legale di fiducia, di conseguenza le erano stati liquidati 990 euro in più.
La Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza, limitatamente alle spese in favore della parte civile, che ha ridotto a 1.170 euro. Non c’è più altro da fare, dopo la suprema corte. —
Gigi Sosso
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