«Aperture selvagge, una festa non fa aumentare i fatturati»

BELLUNO. «Quest’anno molti dei problemi sulle aperture a Natale o Capodanno si sono risolti da soli visto che queste festività cadono di domenica. E quindi era naturale pensare di tenere chiuso»,...

BELLUNO. «Quest’anno molti dei problemi sulle aperture a Natale o Capodanno si sono risolti da soli visto che queste festività cadono di domenica. E quindi era naturale pensare di tenere chiuso», commenta Stefano Calvi della Fisascat Cisl, che poi aggiunge: «Comunque questo aspetto va risolto al più presto, perché come diciamo da anni, non è che tenere aperto in queste giornate porti chissà quali guadagni. E di sicuro ne va di mezzo la qualità di vita del personale».

Una presa di posizione che arriva dall’intenzione politica della Regione di rivedere il regolamento delle aperture a partire da gennaio, con l’istituzione di un tavolo etico.

«Siamo stati i primi a combattere questa battaglia di buon senso», dice il presidente veneto di Confcommercio, Massimo Zanon. «È necessario regolamentare le domeniche al lavoro con la modifica del decreto Salva Italia e un calendario sensato». E poi rivolto alla grande distribuzione, dice: «Vi state cannibalizzando tra voi». «Questo sistema ha contribuito a svuotare i centri storici e a mettere in difficoltà i piccoli negozi di vicinato», sottolinea anche Luca Dal Poz, direttore di Ascom Belluno. «Trovo aberrante l’abitudine che si è andata creando e che è partita con la liberalizzazione voluta dal governo Monti. Serve un tavolo dove tutti i portatori di interesse possano riunirsi e definire con precisione un calendario per queste aperture. A cosa serve tenere aperto a Natale? È questo che la gente chiede? Noi crediamo di no. A Natale tutti vogliono stare con i propri familiari».

Per Dal Poz «questo sistema non ha portato ad un reale aumento dell’occupazione, forse c’è stato un aumento nella ripartizione delle ore lavorate anche con il ricorso a contratti atipici come i voucher, con un aumento dei costi. Le direttive europee non parlano di liberalizzare l’orario». (p.d.a.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi