Api senza cibo per la pioggia apicoltori costretti a nutrirle
BELLUNO. Gli apicoltori sono in difficoltà, costretti come sono a nutrire le api rimaste senza cibo a causa del maltempo. «E la cosa importante è riuscire a far sopravvivere questa covata fino a novembre, altrimenti ci troveremo la prossima primavera senza api», commenta il presidente di Apidolomiti, Carlo Mistron.
Gli effetti del maltempo,quindi, si stanno facendo sentire a 360 gradi, e colpiscono anche gli insetti. «Per ora le api resistono», spiega Mistron, «ma bisogna metterci molta attenzione, non potendo trovare qualcosa da mangiare, infatti, siamo costretti a nutrirle noi, con dei prodotti a base di fruttosio, e derivati dello zucchero e miele, per farle sopravvivere».
E se adesso la preoccupazione maggiore è quella di conservare l’insetto, dall’altro lato c’è una sorta di rassegnazione per la produzione che è crollata a picco. «Miele ce n’è pochissimo, le uniche disponibilità sono riferite all’acacia e al millefiori», sottolinea il presidente che parla di una produzione di miele ridotta anche del 70% in alcuni casi. «Abbiamo soltanto la possibilità di rifornire qualche cliente abituale per quest’anno».
Ma Mistron spiega che anche l’anno scorso era avvenuta la stessa cosa (soprattutto a causa del freddo nella prima parte della stagione). «Le api che nascono adesso saranno pronte per l'estate prossima e siamo al massimo delle covate: l’ape regina, infatti, riesce a covare fino a 2000 uova al giorno in questo periodo», commenta il capo di Apidolomiti che aggiunge: «Con le malattie abbiamo avuto dei problemi, ma se gli agricoltori stanno alle indicazioni, possono superare sia la varroa che gli acari che arrivano più avanti».
Il problema delle piogge costanti e durevoli interessa anche un’altra categoria di animali, gli ovini. Anche per loro ci sono molte malattie, specie quelle portate dai parassiti. «E così invece di due trattamenti che solitamente pratichiamo ogni anno, quest’anno ne sono già stati fatti tre. I parassiti stanno andando a nozze con tutta questa umidità», spiega Marta Zampieri della Cia, «tanto che ho già dovuto fare tre trattamenti antiparassitari, invece dei due che si eseguono solitamente, uno in primavera e l’altro a settembre. E questa non è un’operazione da poco: infatti tutti gli ovini devono essere riportati al recinto dal pascolo e poi ad uno ad uno pesati e in base al peso si deve praticare l’iniezione sotto cute contro i parassiti che potrebbero, se non sono combattuti a livello preventivo, essere la causa di malattie anche serie per i capi di bestiame». (p.d.a.)
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