Appello dei cacciatori bellunesi «Salvare la polizia provinciale»

Il presidente Sandro Pelli: «Non possiamo non riconoscere l’importanza di queste figure professionali impegnate nella difesa dell’ambiente. Sarebbe un delitto affidarle ad altre mansioni»
Di Martina Reolon

BELLUNO. Salvare la polizia provinciale bellunese. Ma anche avere al più presto delle risposte in merito al Piano faunistico regionale. Sono stati ben chiari i messaggi lanciati mercoledì sera dalle realtà venatorie a Provincia e Regione nel corso dell’incontro-dibattito tenutosi a Villa Patt di Sedico.

A mettere sul tavolo le problematiche venatorie è stato Sandro Pelli, presidente dell’Associazione cacciatori bellunesi. «Una delle questioni che più ci sta a cuore è la vigilanza, problema che deve trovare soluzione nel più breve tempo possibile», ha evidenziato rivolgendosi a Gianpaolo Bottacin, assessore regionale, e a Pier Luigi Svaluto Ferro, consigliere provinciale con delega a caccia e pesca.

E non a caso in fondo alla sala campeggiava uno striscione con la scritta “Salviamo i guardiacaccia”. La tematica era balzata in primo piano nella cronaca già qualche mese fa, con le preoccupazioni espresse da Svaluto Ferro e dal dirigente Gianmaria Sommavilla: il futuro per i dipendenti della polizia provinciale bellunese, in tutto 37, è incerto.

Secondo il decreto legge 78, infatti, devono essere ricollocati all’interno dell’ente provinciale o essere trasferiti alle polizie locali dei Comuni. «Qualsiasi cacciatore che sia serio e realmente tale», ha commentato Pelli, «non può non riconoscere l’importanza di queste figure professionali impegnate nella difesa dell’ambiente. Professionalità che rischiamo di perdere, se verranno assegnate ad altre mansioni. Speriamo che il tema della specificità possa riguardare anche quest’ambito». «La Regione, con il suo assessore competente Giuseppe Pan, si sta muovendo per capire come muoversi», ha risposto Bottacin. «L’obiettivo sarebbe dare le deleghe alle Province, ma dobbiamo sempre fare i conti con i paletti messi dallo Stato».

«La nostra provincia ha una valenza di carattere ambientale molto elevata», hanno fatto presente Svaluto Ferro e Bottacin, «è necessario quindi tenere un controllo a livello di territorio, di cui il 55%, tra l’altro, è zona Sic e Zps. I nostri 37 agenti, a cui va un plauso in quanto continuano a svolgere il loro lavoro come se non stesse accadendo nulla, si occupano non solo di vigilanza venatoria, ma di controllo ambientale in generale».

E Svaluto Ferro ha chiesto alla Regione che, così come accaduto per la pesca, sia data alla Provincia la delega completa per la redazione del Piano faunistico venatorio.

Bottacin, in questo senso, ha assicurato che battaglierà per il territorio bellunese, chiedendo in cambio però di avere un supporto e che i bellunesi facciano squadra e si muovano compatti. Nel settore della caccia e non solo. Sul Piano faunistico regionale Pelli ha espresso diverse perplessità, a nome di tutti i cacciatori, così come lo stesso Sommavilla. «La Provincia di Belluno è l’unica del Veneto che ricade interamente in zona Alpi», hanno precisato i funzionari regionali Sonia Calderola e Guido Lavazza. «Per questo sono pochi gli argomenti trattati dal Piano regionale che vanno a incidere sul territorio. Molte problematiche si possono risolvere modificando il Piano provinciale esistente».

Ma un altro tema molto caro ai cacciatori, e pure agli imprenditori agricoli, è quello dei danni causati dalla selvaggina all’agricoltura. «Pensiamo ai cinghiali», ha ricordato Pelli. «Purtroppo di recente ci è arrivata una notizia che non ci fa stare tranquilli: sembrerebbe che tali danni, in un futuro non troppo lontano, dovranno essere pagati dai cacciatori stessi tramite la tassa che versano alla Regione. Si tratterebbe di un’ingiustizia, in quanto spetta allo Stato intervenire».

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