«Appello per la seminfermità»
SANTA GIUSTINA. Chiesta la comunità. Un luogo in cui il giovane santagiustinese condannato a nove anni di reclusione possa essere curato. Il difensore Pierluigi Cesa ha avanzato questa istanza, in alternativa alla misura cautelare degli arresti domiciliari, e il pubblico ministero Raffaele Incardona ha dato parere favorevole al giudice Roberta Marchiori: «Questo accordo mi fa pensare che la procura distrettuale sia d’accordo con me, quando dico che il mio assistito soffre di un disagio. Peraltro avevo cercato di dimostrare la sua seminfermità mentale con una perizia di parte e i pareri dei medici delle case circondariali. È sulla base di tutto questo che avevo chiesto l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato o non sussiste».
La sentenza è stata più pesante, rispetto alla richiesta del pm. Come mai? «Un fatto strano questo, in quanto per uno dei capi d’imputazione c’è stata l’assoluzione», riprende Cesa, «bisognerà leggere le motivazioni, nel frattempo posso anticipare che presenterò appello, in maniera da avere un consistente sconto di pena e fare in modo che l’uomo non debba tornare in carcere, premesso che le pene sono alte. Nel frattempo, molto meglio la comunità». (g.s.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi