Appello per Veneto strade «Trovate quei 9 milioni»

Dalle assemblee un ordine del giorno dei 150 lavoratori per i politici bellunesi «Ventotto giorni per garantire l’attività e salvare i nostri posti di lavoro»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Scatta l’allarme per il futuro incerto dei 150 lavoratori di Veneto Strade e delle loro famiglie. A lanciarlo sono direttamente gli interessati, che ieri hanno concluso le assemblee sindacali. Da queste è uscita la volontà comune di redarre un ordine del giorno da far condividere ai parlamentari bellunesi, all’onorevole Bressa, al consiglio di amministrazione di Veneto Strade, ai sindaci e alla Provincia. «Cosa sarà di noi a partire dal primo marzo?», si sono chiesti i dipendenti.

Il tempo stringe. Sta infatti per scadere l’accordo sottoscritto in Prefettura, con il quale la società veneta si impegnava a occuparsi delle strade bellunesi per i primi due mesi del 2017, vista la carenza di risorse da parte di Palazzo Piloni. Mancano 28 giorni e ancora non si sa a che punto sono le trattative per giungere alla restituzione di tutte le strade ex Anas provinciali e storiche bellunesi ad Anas.

Ieri la presidente Daniela Larese Filon ha incontrato il prefetto, Francesco Esposito, per fare il punto della situazione. «Le trattative per la cessione ad Anas stanno andando avanti», rassicura Larese Filon, facendo intendere che ormai il dado è tratto. «Stiamo attendendo una comunicazione scritta. Soltanto con Anas avremo la possibilità di garantire la tenuta delle nostre strade».

«In ballo c’è anche una questione di responsabilità», precisa la segretaria della Filt Cgil, Alessandra Fontana al termine delle assemblee. «Se le strade saranno spacchettate tra Anas e Regione, si arriverà a una frammentazione degli appalti delle ditte esterne, dei lavoratori e anche dei mezzi. E vista l’introduzione del reato di omicidio stradale, i 150 dipendenti divisi tra Paludi, Lorenzago, Villa Pat, Arten e Agordo, si chiedono su chi ricadrebbe la colpa in caso di incidente».

Per questo motivo, «chiediamo a tutti i politici di farsi portavoce nei confronti del governo di questa situazione. Bisogna trovare in via definitiva e strutturale quei 9 milioni che mancano per garantire il servizio. Cosa sono 9 milioni in un bilancio dello Stato? Servono strategie durature, non di emergenza, per le nostre strade». I lavoratori chiedono anche che le soluzioni per la viabilità provinciale siano condivise con loro. «La presidente Larese Filon non si assuma la responsabilità da sola di queste scelte: convochi l’assemblea dei sindaci».

Ad intervenire è anche Quinto Piol, in qualità di membro del Cda di Veneto Strade a nomina regionale. «Come consigliere di Veneto Strade non posso che volere che la società continui a vivere e che lo faccia nel migliore dei modi. Ma mai come ora il futuro di questa società è legato a doppia mandata a quello del Bellunese. Cosa ne sarà della società se perderà dei soci? E parlo di un socio impportante come Belluno, che per anni ha pagato il 40% dell’intero costo di esercizio della società per le strade ex Anas, sia provinciali sia regionali. Erano 15 i milioni che sborsava Palazzo Piloni».

I soldi non ci sono più. E per salvare sia la società che la sua terra, Piol lancia una proposta: «Anas ha i soldi per gestire le strade, ma non gli uomini nè i mezzi. Perché non trasferisce a Veneto Strade, quale service, questa attività?. Anas pagherebbe la società veneta che continuerebbe a esistere e la Provincia non dovrebbe preoccuparsi di reperire le risorse». La partita potrebbe riaprirsi.

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