Appia, il direttore finisce a processo: «Io sono tranquillo»

Maurizio Ranon dovrà rispondere di abuso d’ufficio e concussione. La prima udienza del dibattimento fissata per il 13 gennaio

BELLUNO. Abuso d’ufficio e concussione: rinviato a giudizio il direttore dell’Appia, Maurizio Ranon. Il giudice per le udienze preliminari Federico Montalto ha accolto la richiesta del procuratore capo Pavone. La prima udienza del dibattimento è stata fissata per il 13 gennaio: Ranon è difeso dall’avvocato Prade, mentre la parte offesa Gianfranco Buonanno si è costituita parte civile con Giorgio Gasperin. All’uscita dall’auletta, al terzo piano del palazzo di giustizia, il direttore si è mostrato sereno: «Sono tranquillissimo. Credo che il processo farà giustizia. Mi sono sempre proclamato innocente e ne sono ancora convinto».

L’indagine era partita nel 2013 ed era stata condotta dal Nucleo informativo dei carabinieri, con una serie di sequestri nella sede dell’Associazione provinciale piccola industria e artigianato e della Camera di Commercio, dove Ranon è consigliere.

Proprio al doppio ruolo dell’imputato è collegata la prima accusa, quella di abuso d’ufficio aggravato. Era il 2010, quando l’ Appia decise di pubblicare un manuale di monitoraggio delle ditte associate. L’associazione chiese un contributo del 40 per cento alla Camera di Commercio, che in sede di consiglio di amministrazione deliberò lo stanziamento di 45 mila euro, da erogare all’Appia per questo manuale. Secondo l’accusa, Ranon avrebbe dovuto astenersi dalla votazione, visto che era direttamente interessato (direttore di Appia) al finanziamento della Camera.

Ma l’ipotesi di reato più grave coinvolge il professionista friulano Gianfranco Buonanno. Ranon si sarebbe macchiato di concussione, abusando della propria posizione. Sempre secondo la procura, Ranon avrebbe promesso a Buonanno l’incarico di redazione del manuale delle ditte artigiane, ancora prima che la Camera di Commercio deliberasse il finanziamento. In cambio dell’affidamento del progetto, avrebbe chiesto e ottenuto da Buonanno una somma pari a 3.600 euro in nero, versati in tre tranche da 1.200 euro nei mesi di febbraio, marzo e ottobre del 2010.

A suo tempo, la procura si era riservata alcuni aspetti dell’indagine e, in particolar modo, il punto fondamentale, legato al denaro versato da Buonanno. Perché non è stato specificato se il professionista abbia consegnato i soldi direttamente a Ranon o all’associazione, né se ci siano delle prove ed, eventualmente, quali di questo passaggio. La prima tappa del procedimento è stata l’udienza preliminare. Il fatto che l’imputato voglia il dibattimento dimostra la sua fiducia.

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