Archivio di Stato 2 dipendenti in meno è a rischio l’attività

I sindacati insorgono: «Così si costringerebbe l’istituto a chiudere i pomeriggi e un mese in estate durante le ferie»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. A rischio l’attività dell’Archivio di Stato perché il ministero per i Beni culturali ha deciso di tagliare due dipendenti, tra l’altro in comando dalla scuola. E questo per effetto della spending review.

Cresce l’allarme tra i sindacati di categoria per il futuro dell’istituto dove tra l’altro sono custoditi anche i documenti del processo penale per il Vajont.

E infatti, il timore è che questo taglio possa influire sulle attività programmate per il 50° del disastro. E allora la Fp di Cisl, Cgil e Uil insorge: «Basta tagli lineari. È ora che i Ministeri inizino a razionalizzare le risorse dove c’è spreco reale, vale a dire proprio dall’alto e non dalla provincia di Belluno».

La vicenda. La vicenda nasce l’anno scorso quando il ministero per i Beni e attività culturali comunica che all’interno di una razionalizzazione dei costi, dovranno essere ridotti i comandati (cioè quelli in mobilità) operativi negli archivi di Stato: si tratta di 13 persone in tutta Italia, di cui 5 in Veneto e di questi due nella provincia di Belluno.

Attualmente nell’archivio statale bellunese lavorano quattro custodi che garantiscono le tre aperture pomeridiane settimanali, il prelievo e ricollocazione del materiale e altre incombenze che, se verranno tolte le due unità, dovrebbero essere svolte dai rimanenti due dipendenti.

A rischio la ricorrenza del Vajont. Cosa che sarebbe impossibile, «visto che una di queste persone è esentata dal prelievo del materiale archivistico per problemi di salute. Quindi questo significherebbe tenere aperto l’istituto soltanto un pomeriggio, eliminare anche le attività supplettive come i concerti e le mostre già programmate», precisa Angelo Costanza della Fp Cisl che aggiunge: «L’Archivio potrebbe trovarsi anche nella condizione di dover revocare le iniziative già programmate per la ricorrenza cinquantennale del disastro del Vajont, vanificando così gli sforzi compiuti per la valorizzazione del fascicolo processuale penale, oggi temporaneamente conservato proprio a Belluno, e custodito nell’Archivio dell’Aquila», sottolinea il sindacalista.

Il problema è che i due dipendenti che dovrebbero tornare a scuola sono gli unici con determinate competenze e formazioni sia per garantire la sicurezza all’interno dell’istituto sia per fare la riproduzione dei documenti. «Privare l’archivio di queste figure significherebbe non farlo più funzionare. Inoltre per permettere le ferie l’archivio rimarrebbe chiuso almeno un mese in estate, cosa mai accaduta prima. Ma cosa ne sarà dei due custodi in mobilità dalla scuola che li ha già sostituiti con supplenti annuali? Farli ritornare ora a metà anno sarebbe impossibile», dice Costanza. I sindacati si stanno mobilitando per far slittare almeno a settembre questo provvedimento.

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