Archivio diocesano chiuso serpeggia il malcontento
FELTRE. È il “dovere di una risposta”, quello che si aspettano dal vescovo Marangoni, feltrini e studiosi di storia ecclesiastica e sociale di area trentina, a più di un anno di chiusura dell'archivio della curia vescovile di via Mezzaterra. Alla petizione, presentata la scorsa estate, non c'è stata alcuna risposta. «E alcune associazioni che avevano chiesto di essere ricevute, non hanno avuto riscontro alcuno. Questo non è un bell'inizio di mandato», evidenzia Gianmario Dal Molin fra gli estensori della richiesta inviata al vescovo.
Eppure, la petizione per richiedere l'accesso all'archivio, era articolata, argomentata e sottoscritta dal mondo di storici, ricercatori universitari locali e non (compreso uno storico e archivista dell'università di Innsbruck), oltre agli amministratori Michele Balen vicepresidente dell'Unione montana feltrina, Paolo Perenzin sindaco, Sandro Dalla Gasperina presidente del consiglio comunale di Feltre e Alessandro Del Bianco delegato alla cultura per il comune di Feltre. Così, a distanza di alcuni mesi dall'inascoltato invio della lettera al vescovo Marangoni, è Gianmario Dal Molin che, dalle colonne della rivista “Il nuovo Feltrino”, interpreta il malcontento ma anche le aspettative dei cittadini, e formalizza due inviti al vescovo.
Il primo, quello di riaprire sia pure a tempo l'ufficio di curia feltrino. Il secondo, quello di «venire a Feltre un po' più spesso». E non solo perché «questo è il comune sentire di molti feltrini». Ma soprattutto perché «è indispensabile ripristinare la diocesi-comunità che non guarda alle economie di scala, né ai grandi apparati, che sa accontentarsi di poco per poter tenere sotto controllo quotidiano un'organizzazione ecclesiale diffusa, con un vescovo vicino».
Se mancano i preti, con i pochi che restano stritolati fra mille incombenze, evidenzia sempre Dal Molin, ebbene «si sostituiscano con altre figure ministeriali, come i diaconi o i semplici fedeli che testimoniano quotidianamente la loro fede, senza la presenza del prete».
È Gianmario Dal Molin storico dell'istituto ricerche di storia sociale e religiosa di Vicenza e già presidente di lunga data di Famiglia Feltrina, a tenere desta l'attenzione sul progressivo depauperamento della realtà di Feltre. «In questo clima di riforma sanitaria che oggi sopprime l'Usl 2, sembra lontano l'episodio di eliminazione di un'altra importante autonomia, quella religiosa, che trent'anni fa ha comportato la soppressione della diocesi». I due episodi sono collegati, evidenzia lo storico. E se non si corre ai ripari, il destino sarà simile: «La tendenza attuale è quella di scegliere grandi organizzazioni di riferimento, grandi diocesi. Se non sarà cambiata l'organizzazione, ci troveremo ridotti nel medio periodo, come per le Usl, a far parte della diocesi di Treviso o di Trento». (l.m.)
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