Aree protette bellunesi piani di gestione fermi
BELLUNO. La provincia più tutelata del Veneto è quella di Belluno. Su un totale di 368 mila ettari, quasi 200 mila sono sottoposti a protezione, quindi oltre il 50 per cento.
«E questo per qualcuno può essere un'intollerabile vincolo» avvertono subito Giancarlo Gazzola e Vittorio De Savorgnani di Mountain Wilderness, e Michele Boato dell’Ecoistituto.
Che aggiungono: «Un vincolo intollerabile non solo per chi vuole la libera caccia senza vincolo, ma anche per chi vuole autostrade ed altri insediamenti, turistici in particolare, compresi nuovi impianti da sci».
Il Bellunese ha nei suoi confini il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, il Parco regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, molte Riserve regionali e statali, da Auronzo (Somadida) al Cansiglio, e ben 128 siti di Rete Natura 2000, cioè aree Sic e Zps. Aree, queste ultime, che secondo gli ambientalisti la Regione Veneto sta trascurando, poiché ignora le normative europee che impongono, per le aree di Rete Natura 2000, la approvazione di un Piano di Gestione.
«Ma ora tutti i piani di gestione stanno ammuffendo negli uffici regionali, in attesa di approvazione. E senza la resa operativa dei piani di gestione queste importanti aree restano addormentate, non operative e soprattutto non possono usufruire dei finanziamenti della Comunità Europea».
Ma la provincia, dopo le incursioni dell'altro ieri in Consiglio regionale, ha qualcosa da temere?
«Non vedo perché» tranquillizza Michela Da Pozzo, direttore del Parco d’Ampezzo.
«Io, per la verità, non mi occupo delle vicende politiche. Il nostro parco è gestito dalle Regole. E la gestione è autonoma rispetto alla Regione».
Ma c'è qualche interesse ad intensificare la caccia sulle montagne del parco? Assolutamente no, a sentire il direttore. «Qui si pratica una caccia di selezione che, però, è ridotta ai minimi termini. Riguarda il camoscio e la popolazione di questi ungulati oggi è contenuta, risulta assolutamente compatibile con l'equilibrio faunistico che ci siamo dati».
Una miratissima caccia di selezione è presente anche nella foresta del Cansiglio, gestita dalla Provincia di Belluno. Gli ambientalisti non nutrono timori in questa direzione. Li hanno rivolti in ben altre direzioni.
«Il governo Renzi ha tentato di modificare in modo altamente peggiorativo la Legge sui Parchi nazionali, ha smembrato il Parco dello Stelvio ed ha devitalizzato il Corpo Forestale dello Stato, invece di rafforzare una struttura statale a totale difesa dell'ambiente».
Per quanto riguarda specificatamente il Cansiglio, la grande paura è quella della vendita dei beni regionali, a cominciare dall'hotel San Marco.
«Come Mountain Wilderness, visto che la nostra associazione si occupa di ambiente alpino, diciamo che non un solo vincolo della provincia di Belluno alle aree protette deve essere messo in discussione, non un solo metro quadro di area protetta deve essere levato per assecondare le richieste dei cacciatori, anche se la caccia in ambito alpino è diversa da quella di pianura ed infatti i rappresentanti politici dei cacciatori di pianura tentano continuamente di eliminare i "privilegi" dei cacciatori di montagna e trasformare anche i territori alpini in zone di caccia libera» insistono Gazzola e De Savorgnani.
L’assessore bellunese all'ambiente, Gianpaolo Bottacin, getta acqua sul fuoco, rassicura.
«Il parco dei Colli Euganei ha una problematicità locale. Non si può fare di ogni erba un fascio. Immaginarsi se la Regione, così sensibile alla tutela ambientale, può osare un sfregio verso l'ambiente straordinario del Bellunese, tra l'altro sottoposto alla tutela del patrimonio Unesco».
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