Aria pesante alla Cia bellunese: chieste le dimissioni di Cuffaro
La Cia bellunese nella bufera. Una quarantina di aziende socie chiedono le dimissioni del presidente Luca Cosul Cuffaro e di conseguenza del direttore Mauro Alpagotti. «Ci sentiamo abbandonati, non ascoltati. Non ci identifichiamo più in questa gestione associativa».
i fatti
Il clima è diventato incandescente a settembre in seguito a una lettera firmata da “allevatori bellunesi” e consegnata dal presidente Cosul Cuffaro al consiglio di amministrazione di Lattebusche. Con la missiva si chiedeva un aumento del prezzo del latte al fine di scongiurare la crisi delle aziende lattiero-casearie della provincia. Oltre a questo, nella lettera si chiedeva anche la possibilità di conoscere “gli emolumenti dei quadri e degli amministratori della cooperativa e le variazioni del costo del personale”. “Non possiamo continuare a chiedere sacrifici esclusivamente agli allevatori”, si legge nella missiva, dove si invita Lattebusche a essere “più incisiva e determinata ad esercitare una pressione politica per le aziende delle montagna”. «Io sono socio di Lattebusche», precisa Cuffaro, e «nella lettera c’era solo una serie di domande, niente di più. Inoltre, la missiva era firmata da Allevatori bellunesi, un gruppo costituitosi qualche tempo fa. Non so spiegarmi perché si è creata questa situazione. Però sono pronto a passare alle vie legali, perche sono stato diffamato e calunniato», precisa il presidente del sodalizio agricolo.
Chi si dissocia
Il tenore della lettera presentata a Lattebusche non è stato gradito da una quarantina di aziende iscritte alla Cia e conferitrici della cooperativa. Hanno voluto dissociarsi, scrivendo a loro volta una missiva non solo alla società di Busche, ma anche alla Cia provinciale, regionale e nazionale, alle altre associazioni di categoria, alla Provincia, ai Gal e alla Camera di commercio. Nel documento precisano che “l’azione denigrante e di rilievo andava discussa e condivisa tramite assemblea, essendo Lattebusche una realtà produttrice di eccellenza locale riconosciuta in tutto il mondo e quindi un vero vanto per l’economia intera bellunese. Con questo sistema poco democratico gli unici a rimetterci sono tutti gli allevatori di tutte le associazioni del Bellunese. Siamo sconcertati e chiediamo una presa di posizione di tutte le associazioni che ci rappresentano e degli enti locali”. Le aziende, in seguito, avrebbero chiesto un incontro con il presidente Cosul Cuffaro senza, però, avere risposta. Gli allevatori pensavano di avere un appoggio nella Cia regionale, ma non sarebbe andata così. «Chiediamo che il presidente della Cia lasci il suo incarico e con lui il direttore. Infatti, durante l’alluvione gli uffici della Cia hanno chiuso per il ponte del primo novembre, avvisandoci con un messaggio che, in caso di bisogno, avremmo dovuto attendere il lunedì successivo», dicono alcuni degli oppositori. «Ci hanno abbandonato nel momento del bisogno». Nella lettera dei “contestatori” si fa accenno, inoltre, a contatti che sarebbero intercorsi tra il presidente della Cia con una famosa e importante società lattiero-casearia del centro Italia. Circostanza che Cuffaro respinge.
Nonostante tutto, nell’assemblea di giovedì di Lattebusche il clima era sereno e le determinazioni sono state votate tutte all’unanimità o quasi. —
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