«Arjan Veapi reclutava combattenti»

Nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Venezia ricostruiti i legami del macedone con i bellunesi Mesinovic e Karamaleski
Agenzia Candussi, giornalista Bon. Uscita di Veapi dal tribunale di via delle Messi Mestre
Agenzia Candussi, giornalista Bon. Uscita di Veapi dal tribunale di via delle Messi Mestre

«Arjan Veapi, in concorso con Bilal Bosnic, ha posto in essere un’attività finalizzata, e in questo caso il fine è stato raggiunto, all’arruolamento di persone da inviare in zone di conflitto». E ancora: «Proprio per la sua posizione apicale all’interno del gruppo macedone (che faceva base al Centro islamico di Pordenone, ndr) e per i suoi contatti diretti con un imam (Bilal Bosnic, ndr) che predicava la jihad, Veapi ha svolto una funzione di mediatore nell’arruolamento di Ismar Mesinovic e Minifer Karamaleski». Scrivono così i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Venezia nella sentenza con cui hanno confermato la pena di 4 anni e 8 mesi ad Arjan Veapi, macedone 39enne di Azzano Decino, per arruolamento con finalità di terrorismo. Assieme a Rok Zavbi, sloveno di 27 anni, era accusato di aver operato come reclutatore dello Stato Islamico sull’asse tra Veneto e Friuli, riuscendo a far partire per la Siria i bellunesi Ismar Mesinovic, da Longarone con il figlio piccolo, e Munifer Karamaleski, da Palughetto di Chies d’Alpago. Scrivono i giudici che Veapi «è persona che ricopre un ruolo di rilievo all’interno dell’organizzazione jihadista che, a livello internazionale, opera per l’arruolamento di persone da inviare in Siria a combattere, dopo averne accertata la radicalizzazione». Viene richiamato l’incontro al Centro islamico di Pordenone nel 2013 organizzato da Veapi con “l’imam del terrore” Bosnic. In quell’occasione lo stesso Bosnic «aveva potuto appurare il livello di radicalizzazione raggiunto da Mesinovic e Karamaleski a seguito dell’attività di Veapi». Non a caso, evidenziano i giudici, l’ultima telefonata di Mesinovic prima di partire per la Siria a novembre 2013 era stata proprio a Veapi. Una chiamata fatta «per ringraziarlo per il risultato tanto atteso». Viene poi citata una intercettazione di ottobre 2014 a casa di Veapi. La moglie, ricordando una preoccupazione già espressa dalla mamma dell’imputato, rinfaccia al marito: «Allora ha detto bene tua madre che tu sei l’organizzatore di tutto» salvo poi, dinnanzi al richiamo del marito, dire che aveva parlato così per sdrammatizzare. Poco prima, Veapi aveva subìto la perquisizione da parte dei carabinieri. Saputo della morte di Mesinovic in Siria, Veapi chiama subito Bosnic. Per la Corte l’ennesima prova del legame tra i due nell’ottica dell’arruolamento.

Quanto alla posizione di Rok Zavbi, difeso dall’avvocato Samo Sanzin, i giudici hanno riconosciuto l’attenuante della dissociazione in virtù anche della collaborazione fornita, riducendo la pena per il reclutamento da 3 anni e 4 mesi a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni. I giudici evidenziano come «Zavbi ha riferito agli inquirenti tutto quanto sapeva sull’organizzazione che l’ha portato a combattere in Siria, e dalla quale ora si è dissociato, permettendo agli inquirenti si ottenere maggiori informazioni e conoscenze sul fenomeno terroristico».

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