Arpav: è peggiorata la qualità dell’aria. «Basta stufe a legna»

BELLUNO. Benzoapirene e Pm10: sono queste le sostenze che danneggiano l’aria bellunese. Per l’idrocarburo è il Feltrino a detenere il preoccupante primato del Veneto, con un valore di 2,2 nanogrammi...

BELLUNO. Benzoapirene e Pm10: sono queste le sostenze che danneggiano l’aria bellunese. Per l’idrocarburo è il Feltrino a detenere il preoccupante primato del Veneto, con un valore di 2,2 nanogrammi per metrocubo contro il valore della soglia limite fissata a un nanogrammo. Per quanto riguarda le polveri sottili, invece, i superamenti del limite dei 50 microgrammi per metrocubo al giorno sono stati 44 nel Feltrino, otto a Belluno e tre a Pieve d’Alpago. Quest’ultime due località sono risultate, insieme a Schio e a Boscochiesanuova, quelle in Veneto con i valori migliori. I valori dell’ozono, invece, sono uniformemente elevati in tutta la valle del Piave: gli sforamenti del valore dei 120 microgrammi (indicativo per la protezione umana) sono stati 47 a Feltre e Pieve d’Alpago e 45 a Belluno.

Dati preoccupanti quelli contenuti nella relazione dell’Arpav relativamente all’anno 2015. «L’anno scorso siamo tornati ai livelli del 2012-2013», commenta il direttore dell’Agenzia di protezione ambientale di Belluno, Rodolfo Bassan. È stato fatto un passo indietro per quanto riguarda le polveri sottili e il benzoapirene, rispetto a tutti gli altri parametri presi in considerazione, che sono invece in netto miglioramento. «Dobbiamo considerare», precisa Bassan, «che il 2014 è stato un anno molto particolare, perché sia l’inverno che la primavera-estate sono stati particolarmente piovosi. E questo ha influito positivamente sulla qualità dell’aria, che era risultata tra le migliori di sempre. Ed è anche per questo che il 2015, in confronto all’anno precedente, è risultato peggiore. Se consideriamo i dati dal 2010 ad oggi, siamo di fronte, indubbiamente a dei miglioramenti complessivi».

Ma resta alto l’allarme per il benzoapirene e il Pm10. «Sono sostanze cancerogene», commenta il direttore dell’Arpav bellunese, «che dipendono per lo più dal consumo di legna. La legna bruciata produce queste sostanze che si spargono nell’aria e che diventano pericolose per la salute dell’uomo. Quindi», prosegue Rodolfo Bassan, «sarebbe importante contenere il consumo di legna da ardere, cosa che invece negli ultimi anni è aumentato. Complice la crisi economica: la legna resta ancora un elemento di combustione tra i meno costosi. E quindi è normale che la gente si orienti in questa direzione».

Per evitare un maggiore valore di benzoapirene, da qualche anno in tutto il Veneto è partita una campagna di rottamazione delle stufe, con incentivi per l’acquisto di quelle più moderne, che contengono sofisticati sistemi per abbattere la produzione di questo idrocarburo. «Inoltre, si può evitare una sua sovraproduzione anche con un miglioramento del cappotto che riveste gli edifici».

Resta la questione del Pm10. «Si tratta di particolati sottilissimi che creano disagi anche fisici: non è un caso che negli anni, siano aumentate le difficoltà respiratorie e le allergie. E qui diventa più duro sconfiggere o limitare il problema». (p.d.a.)

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