Arrivano i contributi per il centro antiviolenza
BELLUNO. Cambiano i criteri per l’assegnazione dei contributi ai centri antiviolenza. La Regione ha modificato le modalità di assegnazione delle risorse: da quest’anno ad ogni struttura accreditata negli elenchi regionali sarà assegnata una quota fissa minima, cui si aggiungerà una quota variabile (minima) che sarà calibrata sul numero di utenti seguiti dal centro.
Una buona notizia per BellunoDonna, il centro antiviolenza del capoluogo dolomitico. «L’anno scorso la nostra realtà era stata esclusa dall’assegnazione dei contributi da parte della Regione, tant’è che avevamo sollevato il caso», ricorda il sindaco, Jacopo Massaro. «Il bando regionale del 2016 considerava, per l’erogazione delle risorse, solo il numero dei casi trattati dal centro antiviolenza. È ovvio che un territorio come il nostro fosse rimasto escluso, perché non possiamo competere, come numeri, con centri quali quello di Padova. Ma la Regione deve capire che se si tagliano le risorse ai centri antiviolenza, in un territorio come il nostro, si taglia di fatto un servizio fondamentale».
BellunoDonna dà ascolto e sostegno alle vittime di violenza da ormai tredici anni. Il centro ha aperto il 1° dicembre 2004 e finora è stato contattato da oltre seicento donne. «Svolge un servizio fondamentale, tant’è che anche il Comune di Belluno lo sostiene. L’anno scorso abbiamo erogato loro cinquemila euro», continua Massaro. «Ma il centro era stato escluso dai contributi regionali. Va considerato che BellunoDonna ha bisogno di almeno 20 mila euro all’anno per gestire il progetto. Fortunatamente alla fine dell’anno scorso una struttura ha rinunciato ai fondi regionali, che così sono stati assegnati al centro della nostra provincia. Ma sono arrivati solo 12 mila euro. Con i 5 assegnati dal Comune non si arriva comunque ai ventimila che servono per coprire tutte le spese».
Dal 2017, però, i criteri per l’assegnazione dei contributi regionali sono cambiati e Massaro ringrazia: «L’assessore Lanzarin ha compreso l’errore che era stato fatto nel 2016 e ci ha comunicato la modifica», conclude il sindaco. «È un bene che la nostra presa di posizione sia stata recepita. Va compreso che BellunoDonna svolge un servizio fondamentale, anche se su numeri che sono necessariamente più piccoli di quelli di una grande città di pianura. Ma qui non potremmo certo farne a meno, anzi: il centro andrebbe potenziato, trovando le risorse necessarie per costruire una rete su tutto il territorio provinciale in grado di dare ascolto anche alle donne che vivono lontane dal capoluogo o da Feltre, dove è stato aperto di recente uno sportello».
Alessia Forzin
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi