Artigiani bellunesi: «Nuovi prodotti e servizi, così si resta sul mercato»

Il Molino De March di Castion ha una tradizione lunga cent’anni: oltre alle farine ha puntato sulle gallette che sono diventate un successo oltre i confini veneti

BELLUNO. Una tradizione mugnaia che continua da oltre 100 anni, tramandata di padre in figlio, per tre generazioni. E una dimostrazione che anche una piccola realtà, grazie a professionalità, serietà, impegno e passione, può crescere e ottenere grandi risultati. La storia del Molino De March inizia più di un secolo fa a Sagrogna. E continua con successo, tanto che l’impresa, ora guidata da Fernardo, ha fatto conoscere il suo nome non solo il Veneto.

Qual è stato il percorso che vi ha portato ai risultati attuali? «Tutto è cominciato perché, fin da quando ero bambino, mio nonno Giuseppe mi portava a odorare il profumo della farina appena macinata, al molino di Sagrogna. All’età di 13 anni, oltre a studiare, mi dilettavo ad aiutare i nonni. Alle superiori ho frequentato meccanica. Una volta raggiunta la maggiore età, ho scelto di prendere in mano l’attività. Nonna Maria, moglie di Giuseppe, mi lasciò il "comando" a Sagrogna. Nel 1985 ho fatto il servizio militare e al mio ritorno, aiutato dai miei genitori, ho preso in affitto il vecchio e piccolo molino di Farra d’Alpago, dove la mia attività è continuata per dieci anni e questo mi ha permesso di creare una buona clientela in tutta la Conca. Poi il passaggio successivo: avevo bisogno di crescere e ho aperto la nuova sede a Castion, nel 1996, insieme a mio padre Giovanni, che tuttora lavora con me e mi supporta, pur avendo 83 anni. In via Nongole siamo in sei e, oltre all’attività del molino, c’è anche la vendita di articoli per l'agricoltura e un reparto dedicato a "garden" e hobbistica».

Su cosa si concentra la vostra produzione?

«Produciamo farine nostrane di granoturco, per la maggior parte prodotto in Valbelluna e Alpago. Tra i nostri prodotti ci sono la farina gialla, bianca e integrale per polenta; le farine di farro, Kamut, grano saraceno, segale, riso, di enkir, solo per citarne alcune, adatte a chi ha intolleranze alimentari. Non mancano le farine per pizza e dolci e i semilavorati per pane. Da un anno, per dare qualcosa in più ai nostri clienti, abbiamo iniziato la produzione di Gallette e Triangoli, snack leggeri e salutari, privi di additivi e conservanti. Questo nell’ambito di una logica che da sempre ci anima: il nostro obiettivo è rinnovarci sviluppando i servizi al cliente. Per esempio, da ottobre abbiamo iniziato le prenotazioni per la semina delle patate, in modo da accontentare tutti. E si parla di circa 400 famiglie».

E infatti oggi il vostro bacino di clienti non è solo provinciale.

«Abbiamo clienti da tutta la Regione Veneto e non solo. Tant’è che svolgiamo un servizio di consegna tramite trasportatori. La clientela, negli anni, è stata raggiunta tramite il passaparola e la serietà (il rapporto "Challenge" di Unioncamere del 2010 ha inserito il Molino De March tra le 50 migliori aziende del Veneto, ndr). La professionalità è la prima cosa e ripaga sempre. Non dimentichiamo che, oltre alla certificazione delle materie prime che lavoriamo, all'interno della filiera eseguiamo analisi chimiche - in entrata, durante la produzione e in uscita - appoggiandoci a un laboratorio esterno. Questo garantisce la tracciabilità completa del prodotto. Tengo poi a sottolineare che l'attività non viene mai svolta da una singola persona: i risultati si ottengono grazie al lavoro di squadra, ai dipendenti che si impegnano quotidianamente».

Avete avuto dei momenti critici?

«Quando ho acquistato lo stabile ho avuto un contributo in conto interessi dalla Regione Veneto. Poi, per il resto, ci siamo arrangiati, selezionando i clienti per avere la certezza di un ritorno economico. Fino a questo momento non ci siamo trovati di fronte a difficoltà. E proprio per evitarle siamo impegnati nella ricerca continua di nuovi prodotti e del miglioramento del servizio al cliente».

Ci sono però parecchie realtà del nostro territorio provinciale che non vivono bei momenti...

«Personalmente penso che la "moria" di imprese sia dovuta soprattutto alla burocrazia: si parla tanto di semplificazione, ma in concreto questa non avviene, nemmeno nell’industria alimentare. Oltre alla burocrazia ci sono impegni economici, la difficoltà nel gestire l’attività di tutti i giorni. Ho il supporto di un consulente finanziario che mi segue da trent’anni. Ricordo poi il mio commercialista, da poco mancato, che per tanto tempo è stato al mio fianco. Guardando al panorama provinciale noto che nella promozione del territorio è stata creata tutta una serie di consorzi: ognuno va per la sua strada, quando invece ci sarebbe bisogno di una struttura unica, di un marchio "ombrello". Solo se si uniscono le forze si riescono ad avere risultati».

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