Artva, pala e sonda sono obbligatorie da inizio anno, ma bisogna saperle utilizzare

La norma vale anche per i ciaspolatori, il set completo parte da 300 euro

BELLUNO. «Dal primo gennaio di quest’anno è di fatto obbligatoria la dotazione dell’artva, della sonda e della pala non solo per chi pratica lo scialpinismo, ma pure per chi fa sci fuoripista o attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove sussistano rischi di valanghe». Lo ricorda Rodolfo Selenati, a capo del Cnsas, il soccorso alpino regionale. Fino allo scorso anno la strumentazione era obbligatoria solo per gli scialpinisti. «E’ una necessità data anche dall’autosoccorso, anche per il semplice ciaspolatore».

Il salvataggio di Paola Favero travolta da una valanga, Mario Vielmo l'ha individuata con l'Artva

Per il set si parte da 280/300 euro e, per la verità, il peso non è trascurabile. Chi fa escursioni saltuarie, può valutare la possibilità di affittare l’attrezzatura. Ma l’acquisto dà maggiori garanzie di confidenza con l’apparecchio.

«Ovviamente questi strumenti non basta portarseli appresso, ma anche saperli usare – insiste Selenati -. E a questo riguardo ci sono i corsi del Cai, svolti da parecchie sezioni. Si tratta dei corsi di scialpinismo, con esperienze in campo. C’è infatti chi carica lo zaino della strumentazione, ma si dimentica, ad esempio, di accendere l’Artva in funzione trasmittente, non appena calza lo sci o le ciaspe.

Con l’Artva a zig zag lungo la valanga, «Tra vita e morte solo pochi minuti»

L’Artva (la sigla sta per Apparecchio Ricerca Travolti in VAlanga) dispone infatti di due modalità, entrambe legate alla capacità di mandare e ricevere segnali su una frequenza standard, che per l’Europa è 457kHz. La trasmittente permette di essere sempre individuabili, ad una distanza massima di qualche decina di metri. La ricevente permette invece di intercettare un segnale: è la funzione che va attivata nel momento in cui occorre cominciare a cercare qualcuno finito sotto la neve.

È consigliabile indossarlo sotto lo strato esterno dei vestiti, vicino al busto, e non riposto in uno zaino perché la forza della neve potrebbe sfilare il sacco ed allontanarlo dal corpo anche di decine di metri, rendendo inutile la ricerca. Alcuni usano portare il ricetrasmettitore in tasca, ma questo si può fare – consiglia l’esperto - solo in una tasca con cerniera, idealmente fissata tramite il cordino del ricetrasmettitore a un anello interno.

«I dati ci dicono che i tassi di sopravvivenza diminuiscono notevolmente dopo che si rimane sotto la neve per più di dieci minuti, quindi – afferma Selenati - è fondamentale essere veloci. Proprio per questo motivo bisogna imparare a conoscere l’Artva come i nostri computer o cellulari. E, dunque, è fondamentale sapere che questo strumento va mantenuto attivo in modalità di invio/trasmissione, fino a quando non è necessaria una ricerca».

Nei moderni dispositivi basta osservare lo schermo per farsi un’idea da dove arriva il segnale: la direzione viene indicare da una freccia, con tanto di metri di distanza stimata.

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