Assenteismo, sei su dodici a processo

Il gup ha rinviato a giudizio la metà degli indagati dei Servizi forestali per falsa attestazione, truffa e omessa denuncia

BELLUNO. Sei prosciolti e sei a processo. Indagati per falsa attestazione e truffa per i cartellini non timbrati in entrata e uscita (assenteismo, in una parola) e in un caso per omessa denuncia, la metà dei dipendenti dei Servizi forestali regionali è stata scagionata. Bruno De Benedet, Danilo Fersuoch, Francesco Frigimelica e Maria Fuss sono completamente innocenti e Lorella Barrel e Luisa De Marchi lo sono per la particolare tenuità del fatto. Le due assistenti amministrative si erano viste contestare due mancate timbrature, rispettivamente per 31 e 32 minuti.

La procura ha invece chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dal giudice per le udienze preliminari Sgubbi, per Lorenzo Pertoldi, Claudio Tura, Fabio Da Re, Rosanna Lunardon, Antonio Palma per falsa attestazione e truffa e per il funzionario dirigente Pierantonio Zanchetta per omessa denuncia.

Il gup ha fissato la prima udienza del dibattimento al 16 febbraio dell’anno prossimo, nel frattempo gli imputati potranno decidere se scegliere o meno un rito alternativo. L’udienza preliminare è durata circa un’ora e non tutti gli indagati si sono presentati.

Le posizioni più pesanti sono quelle del capo ufficio selvicotura Pertoldi, per il quale gli episodi addebitati sono 26 e vanno dalla mezz’ora all’ora e 20 minuti, e dell’impiegato Tura, che risponderà di 25 addebiti, da mezz’ora a tre ore e 29 minuti. Molto più leggere le posizioni dello specialista tecnico Fabio Da Re con tre episodi da mezz’ora a un’ora e sette minuti; della collaboratrice amministrativa Rosanna Lunardon con altrettante contestazioni da 35 minuti a un’ora e 17 minuti e del collega Antonio Palma, che va da un’ora e tre a un’ora e sette minuti.

La Regione si era già costituita parte civile nell’udienza di fine gennaio, quando il giudice aveva detto che il capo d’imputazione firmato dal procuratore Pavone era troppo generico e indeterminato, restituendo gli atti al pm Faion per la riscrittura più precisa. L’avvocato Tonon aveva affermato il danno di immagine subito dall’ente, supportandolo con gli articoli di stampa pubblicati sull’inchiesta; ha prodotto la tabella dei costi orari e anche una sentenza della Cassazione, che ha dichiarato legittimo il rinvio a giudizio di dipendenti pubblici indagati per pochi euro. Le indagini sul personale di via Caffi partirono da alcune segnalazioni interne e furono svolte dai carabinieri tra fine maggio e fine ottobre 2015, con vari strumenti investigativi: videosorveglianza, pedinamenti e appostamenti. Secondo l’accusa, in alcuni casi i 12 indagati si allontanarono dal lavoro senza timbrare il cartellino e attestando quindi falsamente la loro presenza al lavoro. In questo modo i dodici dipendenti avrebbero truffato la Regione, facendosi pagare ore di lavoro non svolte. Tra di loro ci sono l’ex funzionario dirigente (accusato di omessa denuncia), capi ufficio, impiegati, amministrativi, tecnici e collaboratori. Ieri si è partiti dalla soglia della mezz’ora di assenza ingiustificata, arrivando alla conclusione che quattro dipendenti andavano del tutto prosciolti, due hanno sforato di un minuto e due, infine cinque meritano il processo, uno per non aver denunciato il comportamento degli altri. I difensori sono Paniz, Carpigiani, Milan, Dolif, Licini, Prade, Piller Roner, Borgia Mandolini, Rasera Berna e Zaglio.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi