Assicurazioni in fuga polizze a rischio per il Soccorso alpino

BELLUNO. Non solo medici, anche il Cnsas ha problemi con le assicurazioni, visto che scarseggiano le compagnie pronte ad accollarsi il rischio di “coprire” i volontari che lavorano in luoghi impervi...

BELLUNO. Non solo medici, anche il Cnsas ha problemi con le assicurazioni, visto che scarseggiano le compagnie pronte ad accollarsi il rischio di “coprire” i volontari che lavorano in luoghi impervi e pericolosi. I tanti infortuni che colpiscono i volontari spaventano le compagnie, che alzano sempre più i prezzi delle polizze. Anche l’Usl 1 si tira indietro: nel rinnovo della convenzione con il Cnsas, infatti, si precisa che «i rischi connessi all’espletamento dell’attività come infortunio, Rc auto e kasko (quindi escluso il rischio contro terzi che viene garantito) saranno autonomamente gestiti dal Soccorso alpino e troveranno ristoro, nei limiti della quota parte di attività svolta solo per l’Usl, nel contributo forfettario di 292.544 euro in rate quadrimestrali».

«Per quanto riguarda l’aspetto assicurativo», precisa Fabio Bristot, delegato provinciale del Cnsas, «siamo messi male. Alcune compagnie di cui eravamo clienti fino a qualche anno fa hanno disdetto il contratto con il Cnsas o hanno indicato un premio talmente elevato da non poter essere coperto. E così abbiamo dovuto rivolgerci ai Lloyds inglesi».

Ma la situazione pare complicarsi ugualmente: «Poco dopo l’incidente di Pomagagnon, dove si infortunarono un paio di volontari del Soccorso alpino, è scaduta la polizza assicurativa. Proprio per quell’incidente, la compagnia inglese ci ha aumentato direttamente il premio di quasi il 40%», prosegue Bristot che aggiunge: «Se ci saranno altri infortuni, anche non gravi, come una frattura di una gamba ad esempio, credo che questo contratto potrebbe saltare. Insomma, nonostante le nostre azioni di brokeraggio, per noi i rischi di infortunio sono elevati, tanto che nessuno vuole più assicurarci. Se ci facessero un’offerta a livello locale e nazionale noi siamo pronti ad accettare qeusta polizza».

Il Soccorso alpino a livello nazionale ha un’assicurazione che viene stipulata dal Cai: «A livello regionale, invece, ci siamo fatti una polizza a parte, che porta qualche vantaggio economico. Alcuni esempi: in caso di morte di uno dei volontari, noi possiamo risarcire la famiglia fino a 750 mila euro, mentre in tutte le altre regioni ne pagano 500 mila; in caso di infortunio, la nostra assicurazione paga dal primo giorno, mentre gli altri dal 13° giorno».

Anche l’Usl è in difficoltà: «Fino al dicembre 2012», precisano i dirigenti dell’azienda sanitaria, «la polizza assicurativa infortuni stipulata con una compagnia comprendeva anche i volontari del Cnsas, poi è stata disdettata dalla compagnia stessa dal primo gennaio 2013 per il verificarsi di incidenti mortali (l’ultimo del 2013). Il nuovo contratto non contempla più la copertura dei volontari del Soccorso alpino, in quanto ciò avrebbe pregiudicato la positiva conclusione della procedura di gara, andando a incidere eccessivamente sul costo della polizza da stipulare». Per questo motivo l’azienda sanitaria rimborsa la quota parte di sua spettanza e non di più. (p.d.a.)

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