Assolti i 29 agenti accusati di peculato
BELLUNO. Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Si è conclusa così ieri, con la sentenza del giudice del Tribunale di Belluno Antonella Coniglio, la vicenda giudiziaria che ha visto protagonisti 29 agenti di Polizia provinciale rinviati a giudizio per peculato.
Per Orazio Frare, Marco Pauletti, Sergio Umattino, Luca Catello, Nicola Boranga, David Mione, Maurizio Dal Mas, Daniele Giazzon, Mirco Piccin, Mauro De Vallier, Andrea Gaggioli, Remo Fullin, Daniele Comiotto, Elio Giorgio Bottegal, Elvi D’Incà, Vittorio Fusinato, Marco Corona, Loris Pasa, Oscar Da Rold, Stefano Fontana, Franco De Bon, Christian Losso, Lisa Azzalini, Romeo Friz, Cesare Sacchet, Donato Nicolao, Mario Casanova, Francesco Dell’Osbel e Antonio Doglioni si chiude una vicenda che ha segnato, come loro stessi confermano, le loro vite.
I 29 agenti provinciali si sono presentati puntuali, con i volti tesi, in tribunale. L’udienza è durata circa un’ora, il tempo necessario perché tutti i difensori facessero la loro discussione. A decidere il giudice ci ha messo pochissimo: cinque minuti, tanto che, quando la campanella ha suonato, c’è stata una corsa generale di avvocati e imputati per rientrare in aula. Nelle prossime settimane si conosceranno le motivazioni.
A chiedere l’assoluzione, durante il rito abbreviato, è stata per prima il pubblico ministero Roberta Gallego, che ha evidenziato come l’uso dell’auto di servizio, in questo caso, non costituisse reato. «Siamo soddisfatti, perchè questa sentenza evidenzia come l’impianto accusatorio di questo procedimento fosse infondato», commenta, a nome anche degli altri colleghi, l’avvocato Luciano Perco, che rappresentava dieci agenti provinciali.
«Come io stesso ho evidenziato nella mia discussione, l’uso dell’auto di servizio era legittimato in base al regolamento approvato dalla Provincia di Belluno nel 1992, in base agli ordini di servizio e secondo una logica di risparmio della spesa pubblica. Il parcheggio presso la propria abitazione dell’auto ha evitato negli anni che questi dipendenti scendessero ogni mattina a Belluno per prendere la vettura, tornare nuovamente nelle parti alte del territorio per svolgere il proprio lavoro e alla sera scendere di nuovo a Palazzo Piloni per lasciare il mezzo».
L’avvocato, però, non nasconde come questa situazione abbia «creato un disagio e uno stress psicologico in questi agenti, visto anche il ruolo che essi ricoprono. Questa indagine ha messo in discussione la loro attendibilità».
Felici anche Alvise Antinucci (difensore di David Mione) e Massimo Montino (legale di Orazio Frare: «È stata restituita la dignità morale a chi lavora in condizioni spesso difficili e disagiate di giorno e di notte».
Che sarebbe finita con un’assoluzione se lo aspettavano anche gli avvocati Jenny Fioraso (difensore di Maurizio Dal Mas) e Ylenia Pocaterra (difensore di Francesco Dell’Osbel): «È stato molto significativo che la Provincia non si sia costituita parte civile, perché le azioni di questi agenti erano legittime e non hanno creato alcun danno patrimoniale».
Qualcuno, tra i protagonisti di questa vicenda, si chiede se ora non sia il caso di avviare una verifica della responsabilità contabile per controllare quanti soldi sono stati spesi per questa indagine dalla Procura e quanti ne debba sborsare anche la Provincia che si è accollata le spese legali dei suoi dipendenti.
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