Assunto un nuovo ortopedico per ridare slancio al reparto
FELTRE. Non c’era alcuno specialista ortopedico disponibile a trasferirsi, per mobilità, al Santa Maria del Prato. Così, a fronte di un allarme rosso lanciato dalla direzione sanitaria del Santa Maria del Prato, ora si provvede, con autorizzazione regionale, a ripescare velocemente il terzo classificato della graduatoria dell’Usl di Belluno e di assumerlo a tempo indeterminato per dare manforte all’organico di reparto risicato.
Si chiama Silvio Di Giansante lo specialista di 38 anni che andrà a rimpinguare l’équipe chirurgica del primario Giuseppe Furlanetto. E senza l’acqua alla gola si tornerà ad operare con i sistemi protesici più all’avanguardia, quelli che ha chiesto e ottenuto il direttore di struttura. Questo vale soprattutto per il ginocchio, una delle specificità di ortopedia.
La dotazione organica dell’unità operativa complessa di ortopedia e traumatologia dovrebbe essere costituita dal direttore e da sette medici per poter garantire la regolare attività ambulatoriale e chirurgica. Ma l’organico è sotto di tre medici, quelli che nell’ultimo anno hanno rassegnato le proprie dimissioni volontarie in quanto provenendo da altre regioni, hanno lasciato l’ospedale feltrino per avvicinarsi a casa, come ha spiegato il direttore sanitario Usl, Lorenzo Tognon.
La carenza di specialisti ha comportato la riduzione delle sedute operatorie, limitando l’attività a cinque interventi (che sono per la grande maggioranza interventi d’urgenza) al posto delle consuete otto-nove sedute alla settimana.
A soffrire, dunque, è stata la chirurgia programmata. Da qui la necessità di assumere da subito un altro specialista. L’attività delle visite è stata nel frattempo tamponata chiedendo la collaborazione a ortopedici pensionati da tempo.
Per quanto riguarda la chirurgia ortopedica, invece, non si bada a spese, cioè si chiede e si ottiene il prodotto migliore soprattutto per quanto riguarda le protesi al ginocchio.
L’équipe di Furlanetto ha un’apprezzata attività chirurgica nella protesi al ginocchio “su misura”, ricostruite in tridimensionale con la sola risonanza magnetica sotto l’occhio clinico del chirurgo ortopedico, con una sensibile riduzione dei tempi rispetto all’intervento tradizionale e soprattutto con risultati apprezzabili sia a livello di funzionalità dell’arto interessato che di durata della resina impiegata.
Il primario Furlanetto però punta sulla qualità del prodotto e ha chiesto alla direzione di poter confermare, per il futuro chirurgico, l’utilizzo del sistema protesico di ginocchio differente da quello di marca Zimmer e di marca Bimet. Così ai pazienti continuerà ad essere innestata la protesi di modello Attune, commercializzata dalla Johnson & Johnson Medical spa, almeno per i casi selezionati, prevedendo l’acquisto e l’impiego di sessanta protesi all’anno.
Laura Milano
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