Asta del legname schiantato: piante cedute ad un quinto

Ribasso drammatico alle vendite indette da Livinallongo e Rocca Pietore. È corsa contro il tempo per arrivare all’estate con i cantieri già attivi



Vendere i propri boschi ad un quinto di quanto valgono. «È un dramma», ammette Leandro Grones, reduce dalla prima asta dell’Alto Agordino, realizzata contestualmente a quella di Rocca Pietore.

Si tratta, nel caso di Livinallongo, di 21.900 metri cubi (30 mila, invece, quelli di Rocca) di legname.

Da queste parti il legname si riusciva a venderlo, fino all’anno scorso, mediamente tra i 50 ed i 60 euro al metro cubo, in alcuni casi si saliva anche a 70. «Piange il cuore, ma nel nostro caso abbiamo dovuto cederlo ad una cifra di gran lunga inferiore, tra i 10 ed i 18 mila euro».

La gara, aperta l’altro ieri, si concluderà il prossimo 7 aprile. E poi chi vincerà dovrà farsi sotto con le motoseghe. Complessivamente il ricavato è di 270 mila euro, quando si sarebbe potuti andare oltre il milione, seppur dovendo aspettare 25 anni: questa, infatti, la gestione normale dell’area schiantata.

Sono 91 ettari quelli presi in considerazione, articolati in 5 lotti. La pulizia comincerà da Cernadoi, Cherz, Ornella, Larzonei. Siamo a quota 1800 di media, quindi parecchio in, là dove le ferite talvolta sono più evidenti.

Non si è entrati, ovviamente, nelle aree a rischio valanghivo, che restano off limit – secondo una precisa disposizione del commissario delegato Luca Zaia – fino a che non saranno messe in sicurezza.

Ci sono dei siti già individuati dove, purtroppo, la bonifica sarà impossibile farla, sia perché mancano piste forestali, ma anche perché quelle che ci sono non sopporterebbero carichi così pesanti e movimentazioni tanto frequenti.

«Questa, lo ripeto, è la prima asta, ma fra una decina di giorni ne seguirà un’altra. Quindi, la procedura, una volta aperta, proseguirà senza soluzione di continuità. Almeno questo è il nostro intento», afferma Grones.

Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo perché ci si vorrebbe presentare con la stagione estiva in presenza di cantieri già in corso. Troppo deprimenti risultano, infatti, alcuni versanti, che sembrano rasi al suolo.

I ritardi? Grones sa bene che ce ne sono stati, ma non per responsabilità di qualcuno – afferma –, bensì della complessità dei lavori.

Si pensi, ad esempio, che le foto satellitari, se hanno dato un grande contributo alla definizione delle mappe dove poter intervenire subito e dove, invece, attendere tempi più sicuri, queste foto in alcuni casi non erano così limpide e quindi si è dovuta ricostruire la situazione “de visu”, con l’Avepa ed i servizi forestali a compiere miracoli in questo senso. E la specificazione della mappatura non si è ancora conclusa, considerata la sua complessità.

«Adesso, però, possiamo finalmente sospirare di sollievo: possiamo partire».

I cantieri, peraltro, si stanno materializzando in tutto l’Agordino, a cominciare dal capoluogo Agordo. Ovviamente sul fronte di tutti i danni provocati dalla tempesta Vaia, come per esempio, quelli al capo sportivo, in località Polane, per l’importo di 8 mila e 312 euro. Si tratta, in questo caso, di rifare la recinzione. Si è fatta avanti la ditta EdilSi.Bra di La Valle Agordina. Un micro cantiere, comunque di forte valenza sociale. —


 

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