Ater, 110 inquilini sono morosi: è di mezzo milione il buco accumulato
Correttivi per gli anziani, disabili, famiglie numerose e in particolare difficoltà economiche.
La strada è già tracciata ed entro fine settembre dai tavoli tecnici in corso tra Ater, Comuni e Sindacato inquilini, se ne saprà di più. Ma l’impianto generale della nuova legge regionale sugli alloggi Ater non cambierà di una virgola. Anzi, palazzo Balbi rilancia e dichiara guerra ai quasi tremila inquilini in tutto il Veneto che non hanno ancora presentato la dichiarazione Isee per il calcolo del canone.
Nel mirino della Regione anche gli oltre duemila nuclei morosi, per un buco di 15 milioni di euro accumulato negli ultimi 22 anni (cioè dall’approvazione della vecchia legge regionale numero 10/97 sull’edilizia residenziale). Eccola la controffensiva di Luca Zaia, annunciata ieri nella sede della Giunta regionale insieme all’assessore al sociale Manuela Lanzarin.
Il tema è di quelli scottanti. Decine le segnalazioni in Veneto di avvisi di sfratto e di rincari mensili che hanno accompagnato dal primo luglio l’applicazione della nuova legge regionale. Oggi, ha diritto a una casa chi vanta un reddito Isee (indicatore di situazione economica equivalente) lordo di 20 mila euro. Una soglia più bassa della precedente, quando per stabilire i limiti per avere diritto alloggio popolare ci si basava sulla denuncia dei redditi. E “iniqua”, secondo le associazioni territoriali e opposizioni, che andrebbe rivista al rialzo se non si vuole lasciare in mezzo a una strada chi non ha redditi sufficienti a rivolgersi al mercato privato.
Zaia, però, contrattacca: «Il patrimonio di quasi 40 mila case pubbliche del Veneto deve essere a servizio dei nuclei più deboli e più poveri. Questa è la finalità sociale dell’edilizia pubblica». Il presidente snocciola i dati regionali. Con l’entrata in vigore dei nuovi canoni, sono 39.733 i nuclei hanno presentato dichiarazioni Isee per il calcolo del nuovo canone.
Nessuna comunicazione, invece, da 2.857 nuclei. Il numero più alto lo registra Venezia, con 705 mancati avvisi. Segue Padova (662), Verona (245), Treviso (187) e Belluno (44). Dei quasi 40 mila inquilini, l’85,34% ha un Isee inferiore ai 20 mila euro.
Sono 5.823 coloro che invece superano la nuova soglia. A loro, la legge dà due anni di tempo per rientrare nei limiti o per trovarsi una nuova sistemazione sul libero mercato. Tra i primi, stando ai dati della Regione, in 7.217 hanno ricevuto una riduzione di 54 euro sul canone mensile. Per gli altri, l’aumento medio è stato di 28,55 euro (con un canone mensile di 129,09 euro).
Da gennaio 2019, sono 13.777 invece i nuclei familiari in attesa di un alloggio pubblico. Di questi, 396 sono già stati assegnati. Il numero più alto lo segna Treviso (111 nuovi contratti, con un affitto medio di 88 euro). Segue Venezia (48, con affitto di 104 euro), Padova (43, con affitto di 101,60 euro) e Belluno (27, 102 euro al mese). Zaia ribadisce poi di non aver nessuna intenzione di “chiudere un occhio” di fronte ai nuclei morosi. Sono 2108 in Veneto: 570 a Venezia, 570 a Padova, 419 a Treviso e 110 a Belluno. E tra questi alcuni casi eclatanti: «C’è chi – dice l’assessore Lanzarin - con un milione di euro di risparmi paga 250 euro al mese di affitto per un alloggio di 100 metri quadrati o chi paga appena 10,87 euro al mese per un appartamento di 130 metri quadrati e ha accantonato depositi per 340 mila euro». E infatti, la morosità storica accumulata dalle sette Ater regionali è di 14.873.313 euro (al 31 dicembre 2017). La cifra per Belluno è 515.254 euro. —
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