Attacco alle banche: «Una presa in giro che grida vendetta»

Acc, protesta del sindaco Cesa e dell’assessore Donazzan «Comportamento oltraggioso verso seicento famiglie»
Di Paola Dall’anese

MEL. «Una presa in giro immorale nei confronti dei 600 dipendenti e delle loro famiglie e irrispettosa per il nostro territorio». Il sindaco di Mel Stefano Cesa e l’assessore veneto Elena Donazzan si scagliano contro gli istituti bancari ,parlando di «atteggiamento oltraggioso verso le istituzioni e verso la comunità bellunese». Intanto, i sindacati di categoria e le rsu, stanchi di questa impotenza forzata, chiedono ai primi cittadini di mettere in campo delle azioni (tra cui un consiglio comunale allargato a tutti i Comuni del coordinamento dell’Acc e all’intero territorio) per far sentire ancora più forte il grido di dolore e di rabbia dei lavoratori, che attendono da mesi di conoscere il loro destino.

La pazienza sta per finire tra i dipendenti dell’Acc, per troppo tempo rimasti zitti e buoni in balia degli eventi. E ora la misura è colma. Lo dicono il sindaco Cesa e l’assessore Donazzan, che invitano le banche a prendere una decisione al più presto. «All’incontro del 24 ottobre al Mise, il ministero si era impegnato a organizzare al più presto un incontro con gli istituti di credito, riluttanti a intervenire per supportare il rilancio produttivo di Mel, nonostante gli alti volumi produttivi raccolti sul mercato internazionale. Sono già trascorsi 12 giorni e, nonostante tutti gli sforzi lodevolmente compiuti in prima persona dal ministro Flavio Zanonato e dal sottosegretario Claudio De Vincenti, le banche non hanno nemmeno dato la loro disponibilità a un incontro. È un atteggiamento oltraggioso verso le istituzioni e ancor più verso la comunità bellunese», scrivono Cesa e Donazzan.

«Da amministratore locale devo forse pensare che la compostezza, la moderazione, la responsabilità e il rispetto, atteggiamenti tipici della gente bellunese, non paghino rispetto a proteste clamorose e conflitti esasperati? Riteniamo che la scelta di non decidere sia una presa in giro immorale nei confronti di oltre 600 dipendenti e delle loro famiglie e irrispettosa per il nostro territorio, da sempre fertile comprensorio di manodopera e contesto produttivo di qualità, che ha sviluppato, con le proprie risorse umane, grazie all’emigrazione prima e la nascita di industrie ed attività artigianali poi, quel benessere e quella ricchezza da cui le banche hanno tratto i maggiori benefici», prosegue il sindaco.

«La misura è veramente colma! Oggi la guerra di trincea è sostituita dalla lotta al predominio del mercato e alla prevaricazione dell’economia finanziaria rispetto alla buona politica di governare questi processi. Di fronte a questi soprusi e alle tante ingiustizie, dobbiamo mobilitarci in maniera decisa a difesa e riappropriazione dell’ordine costituzionale che sancisce che “l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”».

Fra pochi giorni l'Acc finirà la liquidità di cassa. L'ultimo salario pieno pagato ai lavoratori risale a metà luglio e i grandi clienti, faticosamente recuperati dal Commissario, si apprestano a dirottare i loro ordinativi sullo stabilimento austriaco o sui produttori cinesi. «Assieme all’assessore Donazzan», prosegue Cesa, «invito le banche a fissare con estrema urgenza un incontro con ministro, Regione, Acc, sindacati e comunità bellunese. Nel 50° Anniversario del Vajont, non siamo più disposti a subire affronti da aziende che hanno costruito la propria prosperità sul lavoro, i sacrifici e lo spirito d'impresa della nostra gente», conclude Cesa.

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