Attesa per l’emendamento sui fondi per il passaggio

SAPPADA. Viva attesa, ai piedi del Peralba, per l’emendamento su Sappada che nei prossimi giorni, a partire da martedì, sarà discusso in Commissione affari costituzionali. Si tratta di un importante...

SAPPADA. Viva attesa, ai piedi del Peralba, per l’emendamento su Sappada che nei prossimi giorni, a partire da martedì, sarà discusso in Commissione affari costituzionali. Si tratta di un importante corollario al disegno di legge sul passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli che impegna allo stanziamento di 750 mila euro l’anno di maggiori costi, per lo Stato, derivanti dal trasloco, come accertato in sede di Commissione bilancio, quando è stato esaminato questo capitolo.

«In verità riteniamo che i costi possano essere di gran lunga inferiori» afferma la senatrice feltrina Raffaela Bellot, tosiana, «perché, ad esempio, il servizio sanitario sarà a carico della Regione Friuli-Venezia Giulia ed alcune voci di spesa non sembrano puntuali». Il compito di portare avanti l’emendamento è, adesso, della senatrice Patrizia Bisinella, anche lei tosiana. Come dire che Sappada può ritenersi in una botte di ferro.

«Il fondatore del movimento “Fare”, Flavio Tosi, quand’è stato a Sappada in campagna elettorale si è espresso chiaramente a sostegno della comunità che attraverso il referendum del 2008 aveva chiesto, quasi all’unanimità, il passaggio al vicino Friuli: e rimaniamo di questo parere».

La sospirata svolta per la cittadina friulana in terra bellunese potrebbe essere, quindi, una questione di giorni. Le senatrici di “Fare” procedono in fretta per anticipare la blindatura del Parlamento per la legge di stabilità. Una volta approvato l’emendamento, infatti, bisognerà tornare alla Commissione bilancio per la definitiva approvazione. Non sarà facile reperire un gruzzolo di 750 mila euro, ma la parlamentare Bellot è fiduciosa.

«Da quanto ho verificato mi pare che ci sia una disponibilità politica condivisa a consentire che una comunità, storicamente friulana e non veneta, ritorni alla sua terra» puntualizza la senatrice, «tanto più che il pronunciamento referendario ha certificato che sostanzialmente tutta Sappada vuole questo ritorno. E la consultazione risale ancora al 2008, quindi sono trascorsi ben sette anni. Rinviare ancora un esito plebiscitario non sarebbe una buona prova di rispetto della democrazia».

Alessandro Mauro, coordinatore del Comitato referendario, dice di essere fiducioso rispetto agli sviluppi romani della vicenda. «Mai siamo stati così vicini ad una soluzione. E per quanto riguarda i costi» aggiunge, «riteniamo, secondo i nostri calcoli, che siano di gran lunga inferiori». Il sindaco Manuel Piller Hoffer non perde occasione, fin dai tempi della manifestazione popolare nella primavera scorsa a Sappada, di sollecitare un chiarimento nella speranza che sia orientato verso Est, il Friuli. Anche perché il Comune ha predisposto studi progettuali di cooperazione con Forni Avoltri e gli altri Comuni dell’area, specie per lo sviluppo delle attività sciistiche. Sappada, fra l’altro, non può contare sui fondi di confine e quindi ha urgente bisogno di appoggiarsi alla specialità e all’autonomia del Friuli. (f.d.m.)

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