Aumentano i casi di tumore nell’Usl 1

BELLUNO. «Liberiamoci dall’idea che i tumori “nascano” dalla sera alla mattina. Se abbiamo la consapevolezza di portare avanti qualche cattiva pratica, cerchiamo di evitarla da subito, cominciando a insegnarlo ai nostri figli».
Il primario dell’unità operativa di oncologia medica dell’ospedale San Martino, Mauro Giusto, fa il punto sull’incidenza delle patologie tumorali in provincia e tiene anche a precisare alcuni aspetti. «La malattia cancro è ancora mortale, soprattutto nel caso di alcune tipologie», sottolinea. «Il passo avanti è rappresentato dal fatto che in questi anni l’abbiamo ridotta a malattia cronica, con un compromesso, una sorta di “belligeranza” tra medico e tumore, per dare i benefici maggiori possibili al paziente».
Maggior incidenza in provincia, ma solo per alcuni tumori. Dal 2007 al 2011 in territorio provinciale si sono registrati 8 mila casi di tumore. Se negli anni Duemila i casi annuali erano circa 1.300, nel 2011 sono passati a 1.600, con un aumento del 20%. «A livello nazionale le forme di cancro più diffuse sono quelle al polmone, mammella, prostata e colon retto (la proposta al primo posto)», spiega Giusto. «Guardando il Registro tumori del Veneto, colpisce il fatto che alcune tipologie abbiano una predilezione per certe zone: per esempio, in provincia di Belluno l’incidenza è maggiore rispetto a quella regionale per tumori della cavità orale, esofago, fegato e pancreas. Forse perché legati ad alcune abitudini particolari. Tabacco e alcol, per esempio, possono agire insieme potenziandosi a vicenda».
In un panorama più ampio, nonostante le condizioni dell’ambiente sembrino migliorate, ci sono prodotti industriali come detergenti, tinture, collanti, abrasivi, solventi che possono creare condizioni cancerogene o pre cancerogene. «Lo stesso follow up di Chernobyl non è ancora stato consumato», precisa Giusto, «e questo spiega l’incidenza di tumori linfomatosi e tiroidei, anche in persone molto giovani». La prevenzione prima di tutto. Sta di fatto che, nella scala delle priorità per combattere la malattia, al primo posto ci sono prevenzione e diagnosi precoce, al secondo lo screening. «Prendiamo il caso del tumore alla mammella», aggiunge il primario di Oncologia. «L’incidenza aumenta, ma grazie allo screening la mortalità sta scendendo molto, come nel caso del cancro all’intestino. “Prendere” il tumore a uno stadio precoce triplica la possibilità di guarigione, che oggi in Italia è cresciuta del 25-30%. Al San Martino possiamo contare su una buona oncologia provvista di tutto, buona radioterapia, dotata di un nuovo acceleratore lineare, reparti diagnostici che aiutano la prevenzione, collegamento con i centri italiani e la Rete oncologica veneta». Sul fronte delle possibilità di guarigione, fanno eccezione tumori come quello del pancreas o le neoplasie al cervello, ancora oggi mortali. Proprio per il cancro cerebrale, che vede casi in aumento negli ultimi anni, il dibattito è aperto e si parla anche delle conseguenze nocive create dai campi elettromagnetici (cellulari, reti, ecc...). Quel che è certo è che i tumori non si formano all’improvviso.
«Insieme a diagnosi precoce ci sono prevenzione “primaria”, atta a individuare l’oggetto della malattia (come il tabacco per il cancro al polmone) e quella “secondaria”, che parte dall’analisi di alcune condizioni oncologiche o oncogene (alimentazione, stile di vita, uso indiscriminato di farmaci di cui non si conoscono le conseguenze a lungo respiro)». Ma perché capita che una persona che ha fumato una vita non sviluppi tumore polmonare e quest’ultimo colpisca invece un non fumatore?
Genetica e scenari futuri. Ambiente e stili di vita, infatti, non sono tutto. Giocano il loro ruolo anche genetica e familiarità. «Conoscere questi aspetti può aiutare a individuare un tumore in modo precoce», evidenzia Giusto. «Per esempio, ci sono due geni implicati nel tumore mammario. Ecco perché si va nella direzione di ampliare lo screening a una fascia d’età più ampia, visto anche l’aumento di incidenza nelle giovani donne». Insomma, la conoscenza della mappa genetica aprirà scenari importanti. Sensibilizzare i più giovani. Tornando all’influenza dell’ambiente, sensibilizzare sin da piccoli sull’importanza di prevenzione e “buone pratiche” resta una priorità, «passando ovviamente anche per la formazione degli adulti “significativi”, come genitori e insegnanti», sottolinea Giusto. «Non dimentichiamo che in Italia, negli ultimi 10 anni, abbiano una delle migliori sopravvivenze in Europa».
Martina Reolon
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