Aumentano le assunzioni a tempo indeterminato
BELLUNO. Nei primi nove mesi del 2015 è cresciuto il numero delle assunzioni in provincia di Belluno, in particolare dei contratti a tempo indeterminato. È quanto emerge dai dati sul mercato del lavoro elaborati da Confindustria Belluno Dolomiti.
Fino a settembre di quest’anno le assunzioni sono state oltre 23 mila (23.120). Numeri inferiori ai livelli pre crisi (nel 2008 erano 25.100), ma in crescita rispetto agli ultimi due anni: 2.480 in più se confrontate con lo stesso periodo dello scorso anno (+ 12%) e 3.715 in più rispetto al 2013. Sulle assunzioni totali 3.180 sono a tempo indeterminato, 13.765 a tempo determinato, 620 con contratto di apprendistato e 5.550 con contratto di somministrazione (che consiste nella possibilità per un’azienda di utilizzare manodopera senza doverla assumere direttamente, ricorrendo ad apposite agenzie).
Ad aumentare, rispetto al 2014, sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato (+ 985) e soprattutto gli (ex) interinali (+ 1.500), mentre sono sostanzialmente stabili le assunzioni a tempo determinato (+ 145).
Ma a crescere - e questo è l’altro lato della medaglia - è anche il numero delle cessazioni: 23.865 nei primi nove mesi del 2015 contro le 22.300 dello stesso periodo del 2014.
Guardando i dati relativi all’industria (compresa quindi l’edilizia), le assunzioni sono state più di 8 mila (nel 2014 erano 6.725 e nel 2012, uno degli anni peggiori insieme al 2009, appena 5.080), le cessazioni poco più di 6 mila, con un saldo positivo di oltre 2 mila unità. Ed è comunque l’industria in senso stretto (in questo caso senza considerare l’edilizia) a registrare performance positive: 6.680 assunzioni contro 5.010 cessazioni. E a fare da traino è, ancora una volta, il settore dell’occhialeria, che ha registrato 2.845 assunti contro 1.935 cessazioni, con un saldo positivo di 910 unità.
«L’occhialeria non solo fa da traino», commenta Lorraine Berton, presidente di Sipao, «ma mostra anche segnali di crescita. I numeri sono importanti. Questo non significa che ci si debba adagiare sugli allori. Dobbiamo continuare a lavorare per portare risultati ancora migliori nei prossimi anni. Il prestigio del Made in Italy ha dovuto combattere contro una concorrenza che presentava prezzi più competitivi. Ma ora nel compratore si è affermata ancora di più la consapevolezza che Made in Italy è sinonimo di qualità e prodotto che dura».
In questi anni a soffrire sono state soprattutto le piccole e medie imprese, «ma nell’ultimo periodo cominciano a vedere un po’ di luce», dice ancora la Berton, «soprattutto perché è proprio in esse che si sta scommettendo in modo più marcato sull’innovazione. E oggi non c’è un mercato in cui il prodotto italiano, e il know-how del distretto bellunese, non siano presenti. Una volta eravamo gli unici produttori. Ora siamo affiancati anche da altri, ma nessuno ci raggiunge in qualità e artigianalità. L’importante è che le aziende possano rimanere sul territorio. E assieme ad esse i nostri giovani: non a caso stiamo investendo nella specializzazione in Tecnologia dell’occhiale avviata tre anni fa all’Itis Segato».
«Il mercato del lavoro della nostra provincia», commenta di Luca Barbini, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, «registra nei primi nove mesi dell’anno indicazioni contrastanti. Il saldo complessivo tra assunzioni e cessazioni è negativo, e questo non è ovviamente un segnale positivo. C’è però un incremento consistente del numero delle assunzioni, e in particolare dei contratti a tempo indeterminato, evidente effetto delle nuove misure sul lavoro introdotte dal governo. Pur in un clima generale di ritrovata fiducia, la situazione economica resta incerta: la ripresa c’è, ma va consolidata, anche attraverso politiche mirate e interventi strutturali che ridiano competitività tanto al sistema paese quanto al nostro territorio».
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