Aumentano le tariffe veterinarie gli agricoltori sempre più in crisi
BELLUNO. Sempre più dura la vita per gli allevatori. Che non solo devono fare i conti con il prezzo del latte in costante diminuzione, ma anche con i costi sempre più alti delle prestazioni dei veterinari. E così la sopravvivenza, «perché ormai di sopravvivenza si parla, neanche più di guadagno», dicono alcuni di loro, diventa sempre più difficile. E c’è chi, «stanco di pagare tasse e tariffe esagerate», minaccia di chiudere i portoni dell’azienda.
A tenere banco in questi giorni è l’aumento delle tariffe dei veterinari. «Per un parto difficile», precisa Marta Zampieri che ha un allevamento di animali oltre che un agriturismo in Val di Zoldo, «qualche mese fa mi sono vista recapitare a casa una fattura di ben 580 euro. Si tratta di una “botta” clamorosa, che mi ha lasciato lì per lì senza fiato. Ma anche gli stessi professionisti», prosegue Zampieri, «si dicono allibiti dell’aumento dei costi delle prestazioni. Se a queste spese aggiungiamo, infatti, tutte le altre, diventa molto difficile andare avanti».
Minaccia di chiudere tutto anche Roberto Schievenin che ha un’azienda nel Feltrino. «Ho chiamato il veterinario per alcune visite e certificati per i miei animali da cortile che porto a vendere in Trentino Alto Adige e mi sono accorto che le tariffe sono aumentate in modo spropositato. Solo fino a qualche tempo fa per una trasferta del medico si pagavano 5 euro, ora invece la Regione, con una delibera della giunta del novembre scorso, ha portato tutto a 20 euro. Senza considerare che per un’ora di visita bisogna sborsare 50 euro. Insomma, tra una cosa e l’altra solo per far venire il veterinario si sborsano 70 euro. Se poi la visita dura più di un’ora bisogna aggiungere la metà della tariffa per ogni mezz’ora in più. Basta, non se ne può più di pagare sempre. In questa maniera, non ci resta che chiudere. Lavorare così è ormai impensabile».
«Questo vuol dire la morte delle piccole aziende», sbotta anche Silvano Dal Paos, presidente di Coldiretti Belluno. «Non è possibile che non si finisca mai di pagare: prima per le tasse, poi per i professionisti. Siamo arrivati al paradosso», prosegue il presidente, «che far partorire una mucca ci viene a costare, sperando che il tutto duri un’ora, 70 euro (comprensivo di 50 euro di tariffa oraria del veterinario e 20 euro di trasferta), mentre se andiamo a comprare il vitello lo paghiamo 50 euro. Quindi non si capisce perché ci si deve accanire in questa maniera su un settore che già è preso di mira per la questione del latte, già è disagiato considerando che siamo in montagna. È ora di dire basta a tutti questi costi che non fanno altro che mettere in crisi le imprese. Se si va avanti così molte saranno costrette a chiudere e nessuno tra i giovani deciderà mai di investire in questo settore». (p.d.a.)
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