Auronzo, la prima ciclabile al mondo intitolata ai diritti umani
AURONZO. La prima pista ciclabile del mondo intitolata ai diritti umani corre per 30 chilometri tra Auronzo e Misurina. Ieri l’inaugurazione, alla presenza di tre volti noti dello sport: Gabriella Paruzzi, Silvio Fauner e Giorgio Di Centa, colonne del centro sportivo di Palus San Marco, sede operativa oltre che base strategica dei carabinieri.
Il taglio del nastro, sulla diga di Santa Caterina, è stato seguito dalla corsa, non in bici ma a piedi, di un gruppo di giovani atleti. A spiegare il perché dell’intitolazione della pista ai diritti umani è stato il sindaco Tatiana Pais Becher: «Questa iniziativa offre l’opportunità di portare in primo piano quei diritti umani di cui oggi si parla troppo poco. Il nostro è un messaggio forte, simbolico e significativo. Non a caso nel mondo non esiste un’altra ciclabile dedicata ai diritti umani. Ogni cippo lungo i 30 chilometri tra Auronzo e Misurina è accompagnato da una parola chiave presente nella Dichiarazione. Trenta parole per trenta chilometri che indurranno a riflettere ciclisti e pedoni».
LA PAROLA “VITA” SUL CIPPO NUMERO UNO. I Il cippo numero uno, recante la parola “vita”, è proprio all’imbocco della ciclopedonale che costeggia il lago, una volta lasciato il ponte sulla diga. Testimonial dell’evento l’ex campionessa olimpica a Salt Lake City Gabriella Paruzzi che ha sottolineato l’importanza per il corpo dei carabinieri di poter lavorare in un’area come Palus , considerata «una palestra all’aperto dove svolgere al meglio la nostra funzione».
TESTIMONIAL D’ECCEZIONE. Presenti alla cerimonia gli stessi protagonisti dell’intitolazione dell’ex piazzetta Ospitale a Eleanor Roosevelt: la nipote Laura, Bill Shipsey di “Art for Amnesty” e Wuer Kaixi. Così come per piazza Roosevelt, non sono mancate le polemiche in paese di fronte all’intitolazione della ciclabile. Così i consiglieri di minoranza che sottolineano l’importanza, sotto il profilo turistico, del marchio Tre Cime, fino a ieri simbolo della ciclabile stessa: «Se pensiamo a quanto, anche in passato, molti auronzani legittimamente si sono indignati per l’uso indiscriminato del marchio Tre Cime da parte dei nostri vicini altoatesini, è inaccettabile che noi che ne avremmo pieno diritto ci rinunciassimo con un’operazione che punta unicamente a dare visibilità non al paese ma ad ambizioni personali». —
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