Autista accusato di violenze, ricostruita la scena del reato
BELLUNO. Prove tecniche di simulazione di reato, nel garage del tribunale di Belluno. Lo scuolabus di un comune della provincia è stato portato nel garage del palazzo di giustizia di Belluno, ieri mattina, per verificare se le mani dell’autista, mentre era al posto di guida, potevano arrivare, tra le cosce e sotto la maglietta, all’altezza della pancia, di una minorenne che gli era seduta dietro, in una strada in salita ed innevata.
L’imputato, classe 1959, (difeso dagli avvocati Giorgio Morales e Ferdinando Coppa), si trova alla sbarra con la pesantissima accusa di violenza sessuale. All’epoca dei fatti, faceva l’autista di uno scuolabus comunale che trasportava gli studenti delle scuole superiori nelle varie frazioni del paese.
Il fatto incriminato sarebbe successo il 7 febbraio del 2009. La vicenda, inutile dirlo, è delicata perché riguarda una minorenne. Per questo motivo non si riportano dati ulteriori dei protagonisti della vicenda per non identificare la presunta vittima che all’epoca dei fatti aveva solo 15 anni. Non a caso, il processo si svolge a porte chiuse e non è stato possibile assistere nemmeno alla ricostruzione dei presunti fatti, nel garage del tribunale.
Da una parte c’è l’autista, incensurato, che rigetta ogni accusa e sostiene di non aver mai allungato le mani sulle parti intime della minorenne, ma di avere soltanto scostato le gambe della minorenne, impropriamente appoggiate su un seggiolino antistante al posto occupato. Dall’altra c’è, appunto, la ragazzina, costituitasi parte civile nel processo, che sostiene di essere stata palpeggiata pesantemente nelle parti intime dall’imputato, mentre stava ascoltanto la musica con le cuffiette. Non ci sono testimoni diretti del fatto, in quanto la ragazzina era l’ultima passeggera che doveva essere trasportata a casa.
Ieri mattina, dunque, i giudici del collegio (Sergio Trentanovi presidente, a latere Antonella Coniglio ed Elisabetta Scolozzi), pubblico ministero e avvocati della difesa e della parte civile si sono trasferiti nel garage sotterraneo del tribunale per assistere alla simulazione della presunta violenza sessuale. Ad impersonare l’autista sono stati chiamati sia l’imputato, sia l’attuale autista del servizio comunale del paese che un carabiniere. Mentre ad impersonare la presunta vittima è stata chiamata una donna e la stessa ragazza, parte civile nel processo. La ricostruzione dell’episodio (escluso, peraltro, da una perizia di parte prodotta dalla difesa in base alla quale l’autista non avrebbe potuto raggiungere con la mani le parti intime della minore) ha permesso di arrivare ad una conclusione. Secondo l’accusa, positiva. Non così per la difesa. Ieri è stato sentito anche l’imputato che ha negato ogni addebito. Così come un’altra minore che ha sostenuto che l’imputato, con lei, si era sempre comportato in modo corretto. Si torna in aula il 6 giugno per la sentenza.
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