Autisti bus aggrediti e orari massacranti. Sindacati in allarme a Belluno

Venerdì autobus e corriere si sono fermate per lo sciopero. L’incontro con Padrin: «Ci attiveremo con l’azienda»

Alessia Forzin
L’incontro fra i sindacati dei trasporti e il presidente della Provincia
L’incontro fra i sindacati dei trasporti e il presidente della Provincia

BELLUNO. Non passa giorno senza che gli autisti degli autobus e delle corriere di Dolomitibus vengano insultati, quando non addirittura aggrediti verbalmente. Una situazione critica, che unita all’aumento del carico di responsabilità (dovuto al controllo di mascherine e Green pass) e agli orari di lavoro massacranti, stanno rendendo sempre più difficile continuare a lavorare per garantire un servizio fondamentale nel Bellunese.

Tutte le problematiche del trasporto pubblico venerdì sono state presentate al presidente della Provincia, nella giornata di sciopero indetta dalle sigle sindacali. In mattinata i rappresentanti della Filt Cgil, di Uil trasporti e Faisa Cisal sono stati ricevuti dal presidente della Provincia Roberto Padrin.

«Il servizio di trasporto pubblico incide profondamente sulla vivibilità delle terre alte e sull’accessibilità ai servizi da parte dei cittadini. Le criticità segnalatemi dai sindacati dei trasporti sono state registrate e seguirà un’analisi della situazione, preliminare a un tavolo di confronto con Dolomitibus», spiega Padrin. Al tavolo c’erano anche rappresentanti delle Rsa, Fabio Scopel (Faisa Cisal) e Antonio Boito (Uil Trasporti).

Padrin ha raccolto le segnalazioni relative alla vertenza nazionale e anche alle questioni locali sulle difficili condizioni dei lavoratori. «I sindacati mi hanno segnalato che il taglio delle corse sarebbe indipendente dalla pandemia Covid e relativo piuttosto alla difficoltà di reperire personale», continua. «In particolare, inciderebbero stipendi bassi e un eccessivo carico di stress da lavoro correlato. Una situazione che approfondiremo, con l’obiettivo di convocare un tavolo tra azienda e sindacati. Il trasporto pubblico è fondamentale in una provincia che ha nelle distanze e nelle difficoltà morfologiche un problema di mobilità. Un servizio efficiente, quale quello che Dolomitibus è in grado di offrire al territorio, è il modo migliore per garantire vivibilità anche alle aree più periferiche e marginali della provincia».

«Le organizzazioni sindacali apprezzano l’interessamento della Provincia», il commento dei rappresentanti presenti all’incontro. «In particolare chiediamo alla Provincia di farsi parte attiva con l’azienda per riprendere delle relazioni industriali da troppo tempo sospese, per recuperare quella forza lavoro che, lo diciamo chiaramente, avrebbe ancora passione per questo mestiere. Perché per fare l’autista non basta una patente. Ma anche la passione più sincera si spegne, se non trova alcun riconoscimento, né economico né a livello di tempo di vita».

Gli orari sono massacranti: «Si rischia di lavorare fino a 14 ore al giorno, con le pause di attesa», rimarca Alessandra Fontana (Filt Cgil). «E gli autisti sono costretti a cambiare spesso linea, per coprire le emergenze. A questo va aggiunto l’aumento del carico di responsabilità dovuto alla pandemia, lo stress, le aggressioni quasi quotidiane dovute ai controlli su mascherina e Green pass, ma anche solo al possesso del biglietto. Il clima non è positivo».

L’auspicio dei sindacati è che Dolomitibus presenti quanto prima il piano industriale di rilancio del tpl: «Serve il coraggio di ripartire e di aumentare l’offerta di servizio sul territorio», concludono. «Infine, invitiamo la Provincia a mettere in campo tutte le iniziative, per quanto di propria competenza, per assicurare la sicurezza e l’incolumità di utenti e degli stessi autisti».

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