AUTONOMIA Via libera da Venezia "Un risultato storico" / FOTO

Il consiglio regionale ha approvato la legge per il Bellunese e la montagna. Un emendamento porterà in provincia tutti i canoni del demanio idrico

VENEZIA. Il sogno dell’autonomia bellunese diventa realtà, almeno sulla carta. Il consiglio regionale del Veneto ieri ha approvato la legge “Interventi a favore dei territori montani e conferimento di forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria alla provincia di Belluno”. Oltre cinque ore di dibattito hanno portato a compimento un percorso iniziato con il Libro bianco della Montagna e proseguito dai consiglieri regionali Dario Bond, Sergio Reolon e Matteo Toscani.

Il voto a Venezia. Il dibattito ieri è iniziato in tarda mattinata di fronte ad una folta delegazione bellunese arrivata nel capoluogo lagunare per sostenere le ragioni della provincia montana. Una ventina i sindaci presenti in rappresentanza di tutte le vallate insieme ad esponenti delle categorie economiche, dei sindacati e del Bard. La “massa critica” non ha lasciato indifferente palazzo Ferro Fini e ha anche attirato qualche appunto negativo, dentro e fuori dall’aula. Nell’emiciclo non sono mancate le perplessità per un provvedimento che, per la prima volta in Italia, riconosce particolari forme di autonomia ad una provincia e dà attuazione alla “specificità” territoriale dei 119 comuni interamente montani delle quattro province di Belluno, Treviso, Vicenza e Verona. Alla fine la norma è stata approvata a larghissima maggioranza, con il solo voto contrario di Raffaele Grazia, consigliere vicentino di Futuro Popolare. Particolarmente attivi nel dibattito in aula il capogruppo leghista Federico Caner e Pietrangelo Pettenò, della Federazione Sinistra Veneta, firmatario di uno dei tre progetti di legge confluiti nella legge unitaria a favore della montagna veneta approvata dal consiglio regionale insieme a quelle a firma dei tre consiglieri bellunesi Bond, Reolon e Toscani e di quella del Pd con primo firmatario sempre Reolon.

Canoni idrici. I consiglieri bellunesi hanno portato a casa anche un altro risultato: l’aula ha approvato un emendamento che prevede l’introito per Belluno del raddoppio dei canoni del demanio idrico. Questo significa che la Provincia incasserà circa 15 milioni di euro all’anno dal cosiddetto demanio idrico, 7 milioni di euro in più rispetto a quanto successo fino a oggi. Un punto cruciale per le finanze bellunesi che si unisce all’emendamento che pone precise limitazioni alla tempistica di attuazione della legge regionale.

La norma in pillole. Con questa legge la Regione Veneto pone il primo mattone della realizzazione della “specificità” sancita dall’articolo 15 dello Statuto regionale, in vigore già da due anni. A vantaggio dei comuni “interamente montani” (il cui territorio si sviluppa sopra i 600 metri di altitudine) la legge prevede norme di semplificazione per i pubblici esercizi e i servizi, come l’istituzione dello sportello unico comunale per le imprese, il riconoscimento di esercizi commerciali polifunzionali, una classificazione più flessibile degli alberghi e in particolare dell’albergo diffuso, il recupero dei terreni incolti o abbandonati, la gestione associata di boschi e foreste, tempi più rapidi per il riconoscimento della qualificazione energetica degli edifici. Non è tutto: introduce anche una “premialità montana” nella concessione di sussidi, contributi e sovvenzioni a cittadini ed enti e sancisce il criterio del riconoscimento delle “caratteristiche geomorfologiche del territorio” nei piani di riparto della spesa sanitaria, della spesa sociale e nella parametrazione dei costi e dei fabbisogni standard.

L’autogoverno di Belluno. La grande novità della legge è il riconoscimento di particolari forme di autogoverno per la Provincia di Belluno, che acquista poteri e risorse in materia di politiche transfrontaliere, minoranze linguistiche, governo del territorio, risorse idriche ed energetiche, viabilità e trasporti, forestazione, caccia e pesca, sostegno e promozione delle attività economiche, agricoltura, turismo e tutela del paesaggio. La provincia e gli enti locali bellunesi avranno anche potestà regolamentare e sanzionatoria. Una stima prudenziale dei consiglieri bellunesi calcola in circa 20 milioni di euro il trasferimento di competenze alla provincia di Belluno. La Regione, inoltre, rinuncia a metà del gettito dei canoni idrici lasciando che la Provincia di Belluno ne incameri l’intero introito. La manovra complessivamente - hanno evidenziato i tre consiglieri regionali bellunesi - non prevede esborsi aggiuntivi a carico del bilancio della Regione e, anche se non consentirà di colmare il divario con le contigue regioni a statuto speciale, permetterà comunque di creare un consistente volano di sviluppo per l’economia bellunese.

La tempistica. Il percorso di trasferimento di competenze e risorse prevede entro i primi 60 giorni dall’entrata in vigore della legge la ricognizione da parte della Giunta delle funzioni da devolvere. Entro 180 giorni dall’approvazione della legge la Regione stabilirà quali funzioni rimangono in capo all’amministrazione centrale e quali trasferire alla Provincia bellunese. Il trasferimento, previe intese interistituzionali, dovrà avvenire entro 12 mesi. È prevista inoltre una “clausola valutativa” che impegna la Giunta a relazionare al Consiglio sullo stato di applicazione della legge e sugli eventuali correttivi da apportare.

Una giornata intensa. Ad applaudire il risultato portato a casa dai tre consiglieri regionali c’era una vasta rappresentanza di Belluno. Sin dalla mattina una ventina di sindaci del Bellunese, chiamati a raccolta da Jacopo Massaro (sindaco del comune capoluogo) e Paolo Perenzin (Feltre) si era data appuntamento a palazzo Ferro Fini. Riuniti nella sala riservata al pubblico, occhi puntati sui consiglieri regionali nell’emiciclo, hanno seguito passo dopo passo l’andamento del voto che ha subito numerose pause. In realtà momenti cruciali per il territorio, dato che proprio durante le interruzioni i capigruppo e i consiglieri hanno stretto gli accordi necessari per arrivare al risultato. Ora si apre una fase nuova per Belluno ma non mancano gli interrogativi: la nuova Provincia pensata da Delrio saprà gestire queste compentenze? E poi c’è il capitolo delle risorse, senza le quali la legge nuova di zecca rischia di trasformarsi in un boomerang per il territorio.

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