«Aveva pranzato da me poi ha bruciato la stalla»

Il racconto di una delle vittime del piromane. Alle Ronce e Valdart è finito l’incubo. «L’arresto non sia una misura temporanea: per quell’uomo serve un percorso»

BELLUNO. Le Ronce e Valdart, tra giovedì e venerdì, hanno vissuto la prima notte senza l’incubo del piromane, Gianni Vecchini, che invece ha trascorso la sua prima notte in carcere a Baldenich. Il 41enne è stato arrestato giovedì, dopo che martedì era stato denunciato per i tre roghi, scatenando la protesta dei residenti preoccupati per un provvedimento giudicato troppo soft. «Lassù hanno finalmente dormito, ma sempre con un occhio aperto. Perché solo il tempo potrà portare la vera tranquillità», spiega Francesco Tison, presidente dell’Asd “Pantera Rosa”, finita nel mirino del piromane che ha dato fuoco, alle prime ore di lunedì, alla casera del gruppo su un pianoro sopra Valdart. Per una settimana i residenti a turno hanno monitorato la zona in orario notturno: una ronda per cercare di rendere inoffensivo quell’uomo che la comunità delle Ronce e Valdart aveva accolto come uno di loro.

Ne sa qualcosa la famiglia Casagrande, proprietaria della stalla (dove c’erano una mucca, 6 conigli e 15 galline, tutti morti) e del fienile-deposito che per primi sono stati dati alle fiamme nella notte tra martedì 18 e mercoledì 19 ottobre. «A mezzogiorno del martedì quella persona ha mangiato alla mia tavola», racconta con rammarico Luigina Casagrande, «Era passato di qua, era l’ora di pranzo. Gli ho chiesto se si fermava a mangiare qua. E poi alla notte ha fatto quello che sappiamo. Per noi è stato un doppio dolore». È la stessa signora Casagrande, da tutta la comunità riconosciuta come appartenente a una famiglia che da sempre si è adoperata per il mantenimento dell’ambiente e della montagna, ad ammettere: «Dopo l’arresto siamo un po’ più tranquilli», spiega, «La speranza è che non venga più qua».

In quelle due roulotte in mezzo al bosco parcheggiate su un terreno di sua proprietà nella zona delle Ronce, non distanti dagli obiettivi a cui ha dato fuoco, Vecchini, veronese di origine ma residente a Trecenta in Polesine, viveva dalla primavera. Era stato allontanato da casa per maltrattamenti con un provvedimento del giudice. Ha vissuto nel bosco per mesi senza acqua e senza collegamento alla rete elettrica. Per farsi luce usava un piccolo pannello fotovoltaico. La comunità delle Ronce aveva dato prova di solidarietà accogliendo quell’uomo con una vita ai margini: spesso c’era chi gli offriva il pasto o gli regalava qualcosa da mangiare, c’era chi gli permetteva di caricare il cellulare. Lui, un carattere schivo, si vedeva girare tra le case. «Non avrebbe potuto affrontare l’inverno in roulotte senza riscaldamento. In zona ci sono molte casere vuote. C’è da giurare che qualcuno gli avrebbe offerto un posto», raccontano alle Ronce. «Ringraziamo le forze dell’ordine per la risoluzione veloce della situazione e per aver tolto il disagio. Auspichiamo che le autorità sappiano trovare una strada per arrivare al recupero di quella persona. Tutti gli hanno voluto bene. Però è scattato qualcosa in lui. Nessuno vuole il suo male, abbiamo capito che è una persona che sta male», racconta un cittadino che chiede di non comparire ma dice di raccogliere il pensiero di alcuni delle Ronce, «Le istituzioni hanno fatto la loro parte. Aver protestato davanti al tribunale, mercoledì mattina, potrebbe aver accelerato l’emissione di una misura cautelare nei confronti del piromane. Ma siamo certi che in Procura stessero già lavorando».

Con l’arresto di giovedì, raccontano alle Ronce, «Si è sciolta la tensione. Abbiamo potuto andare a dormire a letto e non in macchina. Dopo diverse notti in bianco e tanto stress, finalmente la svolta. Non saremmo potuti andare avanti ancora tanto». «Tutti si augurano che l’arresto non sia una misura temporanea ma che venga avviato un percorso per quella persona», conclude Tison. Ora c’è voglia di guardare avanti. Con ogni probabilità i cittadini delle Ronce e di Valdart si ritroveranno la prossima settimana per una cena. Domani, intanto, il ricavato della “Pizza per tutti” inserita nel programma della “Giornata del Donatore” a Visome sarà devoluto alla ricostruzione di quanto è andato bruciato la scorsa settimana. Appuntamento alle 12.30 nella sede della “Pantera Rosa”.

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