Aziende dell’antichità sulle Vette

Reperti romani di epoca tardo imperiale venuti alla luce grazie alla campagna archeologica in quota
FELTRE. Tempio e foro nell’urbs di Feltre e “aziende agrotecniche” di epoca tardo-imperiale in alta quota.


Il progetto cofinanziato dal Parco Dolomiti (unico ente in Italia che ha sostenuto ricerche di paleoantropologia) ha permesso di fare un’importante scoperta, nel cuore delle Vette Feltrine: la presenza di un nucleo stanziale di pastori, in Busa delle Vette, attrezzato per la vita quotidiana, per l’allevamento ovicaprino e per l’industria su osso. Non pastori barbari, nonostante la datazione al radiocarbonio faccia risalire i reperti al 400 dopo Cristo, fra il quinto e il sesto secolo in prossimità alla caduta dell’impero romano. Ma pastori tardo-imperiali, come dimostra il ritrovamento di una fibula di epoca romana.


È quanto emerso dalla ricerca condotta dall’università di Trento che ha potuto individuare uno dei più importanti recinti pastorali, di cui è costellata l’intera dorsale dal Comelico alle Vette feltrine.


I ricercatori, con la supervisione della soprintendente Chiara D’Incà, hanno potuto aprire uno scavo per una superficie di circa trenta metri quadrati, trovando tutta una serie di reperti che non lasciano dubbi su un insediamento stanziale: si sono individuate delle lastre posizionate in maniera strutturale, una zona di scarico delle deiezioni, un focolare, alcuni oggetti che rimandano a una produzione industriale su osso, dagli aghi ad altri strumenti appuntiti, e un’infinità di frammenti di ceramica che rimandano a utensili domestici per la cottura dei cibi.


Di tutto questo hanno parlato ieri, nella sede del Parco alla presenza del direttore Antonio Andrich e del vicepresidente Franco Zaetta, il docente dell’università di Trento Fabio Cavulli, e il ricercatore di New Castle Francesco Carrer, che hanno condotto gli scavi della campagna 2017. Scavi che fanno parte di un progetto di ricerca biennale, denominato UpLand, che ha lo scopo di approfondire le conoscenze sulla storia antica delle attività pastorali sulle Dolomiti.


Per questa ricerca con l’università di Trento c’è un precedente che è stato sottolineato dal direttore dell’ente, Andrich: a mettere la pietra miliare sono stati Piergiorgio Frare e l’associazione agordina Arca, già nel 2014. «Quando si è avuto sentore della presenza di recinti pastorali in alta quota nelle vicine regioni francesi», ha detto Frare, «abbiamo provveduto a ricercarne anche sulla dorsale dolomitica. Siamo riusciti a fare un catasto e a georeferenziare fino a un centinaio di queste strutture, dal Comelico alle Vette».


Adesso dunque sarebbe il momento di investire sulla terza campagna di scavi. «Tutto dipende dalla disponibilità finanziaria dell’ente che è il primo in Italia ad aver sostenuto anche la ricerca archeologica nell’area protetta», ha detto il direttore Andrich. E Franco Zaetta ha promesso di portare l’argomento al prossimo consiglio direttivo.


Laura Milano


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