Baciamani e gran sorrisi E dispetto degli esclusi

Il ministro Rutelli e il governatore Galan grandi assenti all'inaugurazione

BELLUNO.
Antonio Prade accoglie Antonia Ciotti sul palco con un baciamano, cortesia demodè ma di classe. E’ tutto un sorriso e un riconoscersi. Però bisogna leggere tra le righe. C’è chi centra il suo intervento sull’autonomia, chi sul rapporto con Venezia, chi sull’orgoglio bellunese e chi su quello cadorino. Belluno e Cadore, terra del Tiziano. Tiziano diventa anche simbolo di una identità ritrovata o da ritrovare. Intanto, sul palco, si contano le presenze. Sono in dieci: una provincia, due comuni, una regione, un governo, una sovrintendenza e le due firme illustri, Lionello Puppi e Mario Botta per la parte artistica e per l’allestimento. La Provincia è rappresentata due volte, dal presidente e dall’assessore (Reolon e Bettiol). Una volta il comune di Belluno, dal sindaco, bloccata in platea l’assessore Maria Grazia Passuello che voleva fortissimamente salire. In platea anche l’assessore di Pieve di Cadore Giovanna Coletti. Sarà un caso che questo evento è pieno di donne? Sul palco non c’è Galan, però c’è Oscar De Bona, in platea il portavoce Franco Miracco. Non c’è il ministro Rutelli («Verrà, verrà») che ha mandato la sottosegretaria Danielle Mazzonis. C’è anche Anna Maria Spiazzi, la sovrintendente che, ha detto Maurizio Cecconi di Villaggio Globale che ha curato tutta la parte promozionale e organizzativa, «si è battuta contro resistenze di ogni tipo». Un accenno soltanto, chissà che resistenze. Forse, sullo sfondo e ormai alle spalle, è un accenno a quelli che «non ci credevano», che forse rincorrevano Vienna dove il Tiziano sbarcherà con un’altra mostra in primavera e che, paradossalmente, potrà avvalersi della spinta promozionale che la mostra di Belluno, a giudicare dal suo avvio, pare destinata a produrre. Insomma, un piccolo «giallo». Ma se c’è un giallo ci dev’essere anche un assassino. I ringraziamenti, dal palco, sono estesi anche all’ispettrice Marta Mazza.


La platea è gremita, c’è gente in piedi. Fuori sono restati in centinaia. Perchè il Teatro Comunale tiene alcune centinaia di persone, ma di inviti ne sono stati spediti cinquemila. Forse per paura di non riempire il teatro? Il risultato: porte chiuse, ermeticamente sbarrate, non appena, e in forte anticipo rispetto ai tempi di programma, si è riempita la platea e il loggione. Reolon, il presidente, si scusa dal palco con gli esclusi, alcuni moderatamente inferociti. Almeno un maxischermo potevano metterlo. E chiudere la piazza al traffico.

Tra i nomi «illustri» ecco Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio. Anzi, dentro c’è solo Sgarbi. Daverio, avvistato all’esterno, se n’è andato prima del previsto. In mattinata era arrivato alla Crepadona per girare il suo Passepartout, ma l’ha trovato ancora sottosopra per gli ultimi ritocchi e ha subito preso la strada di Pieve di Cadore, con codazzo di assessori comunali (di Belluno) al seguito. Intanto arrivava in città Sgarbi, che ha incrociato Daverio («Ciao, mostro») di ritorno dal Cadore, mentre girava in Crepadona. L’incrocio poteva lasciare dei feriti sul terreno, e invece, miracolo, è filato tutto liscio, con sospiro di sollievo degli organizzatori che temevano il peggio.


In Crepadona, fino al primo pomeriggio, si aggiravano addetti, tecnici e operai con le occhiaie per la notte insonne. Una corsa contro il tempo per arrivare pronti all’inaugurazione. I tappeti rossi sono stati stesi solo alle 15. Ma alla fine ce l’hanno fatta.


Al termine della cerimonia dell’inaugurazione, il truppone si è incolonnato verso Palazzo Crepadona, preso d’assalto da centinaia di persone. Che entravano da una parte e uscivano dall’altra, incolonnandosi nuovamente, tra le fiaccole, verso piazza del Duomo per il gran buffet sotto i portici di Palazzo dei Rettori.

Va in archivio una fase della mostra, quella faticosa della messa a punto. Adesso parte la seconda, la prova del fuoco: si attendono decine di migliaia di visitatori, almeno quanti servono per coprire i costi. E già si pensa alla prossima mostra. Nessuna anticipazione, ma potrebbe chiamarsi Ricci: Marco e Sebastiano o solo uno dei due?

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