Bacino 10, il voto dei soci pescatori dice no allo stop della marmorata

Nel 2018 calano le catture del 30% e i soci del 5% Seminati oltre 60 quintali di pesce nei torrenti e nel Piave 

FELTRE. Con 108 no, 90 sì e 2 schede bianche i duecento soci del Bacino di pesca 10 hanno respinto la proposta di stoppare le catture di trota marmorata nelle acque di competenza. Le cose resteranno così anche nel 2020 visto che per l’anno in corso sarebbe comunque stato possibile introdurre la novità. Le catture di marmorata ci saranno, ovviamente con le limitazioni già dettate dal regolamento. Una partecipazione record quella dei pescatori, ieri, all’assemblea che si è svolta all’istituto canossiano in una sala che non riusciva a contenere tutte le persone convenute. D’altra parte l’argomento animava da tempo il dibattito tra i soci e ha finito per mobilitare anche chi è meno sensibile a questi appuntamenti istituzionali. . Il 2018 non è stato un anno semplice per il Bacino, con un calo delle catture del 30 per cento legato a motivi climatici, cui va aggiunto l’effetto cormorano per arrivare poi all’uragano di fine ottobre che ha stravolto la conformazione di alcuni corsi d’acqua come a Busche dove l’alveo si è letteralmente spostato causando danni ingenti alla fauna ittica e cancellando il laghetto di Sanzan che il Bacino 10 utilizzava per le sue iniziative promozionali dedicate soprattutto ai più giovani.

SEMINE

È la voce più alta tra i costi sostenuti dal Bacino. Sono stati spesi 46. 800 euro per immettere pesce di tutte le pezzature nei torrenti di competenza e nel Piave, ai quali vanno aggiunte 200 mila trote fario prodotte nell’incubatoio di Schievenin che non generano costi ma che sul mercato hanno un valore di oltre 20 mila euro. Complessivamente nel 2018 ci sono state semine per oltre 60 quintali di pesce: «Un dato che dimostra come il Bacino abbia fatto in pieno la propria parte, soprattutto per la marmorata», ha sottolineato il presidente Mattia Paoluzzi affiancato nella descrizione dell’attività da Denis Zatta. L’assemblea ha mostrato di apprezzare lo sforzo e ha approvato all’unanimità sia il bilancio consuntivo del 2018 che di previsione per il 2019. In ogni caso il Bacino 10 è quello che in provincia investe di più nelle semine.

SOCI

Sono 767, in calo di circa il 5 per cento rispetto al 2017, ma il dato va alla luce dei problemi sopraelencati e ricordando che il Bacino veniva da cinque anni di cresciuta continua. Lo stesso Paoluzzi ha definito la lieve flessione «un dato fisiologico». Nel 2018 il Bacino 10 è rientrato nella Federazione dei Bacini: «Giusto così», ha commentato il presidente, «visto che la Federazione porta la nostra voce in Regione. Con l’aria che tira e il servizio di vigilanza sempre più sulle spalle delle nostre guardie volontarie è bene avere un interlocutore che faccia da collegamento».

I PROBLEMI

Non mancano a cominciare dai danni causati dal maltempo che a Busche hanno spostato l’alveo cosicché non si sa che fine ha fatto il pesce che c’era. Grossi guai li ha avuti il Piave a Busche con lo spostamento dell’alveo che richiederà un massiccio intervento di ripristino.«L’alluvione ha fatto sparire il laghetto di Sanzan», ha aggiunto Paoluzzi. «Per le nostre iniziative promozionali dovremo trovare un altro luogo».

Claudio Canova, segretario della Federazione dei Bacini ha tracciato un quadro nero nel resto della provincia: «In alcune zone i torrenti sono scomparsi, non è rimasto niente. Ci sono autostrade di ghiaia. Il primo obiettivo di quest’anno sarà vedere cosa si può fare per recuperare l’ambiente. —

R.C.

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