Badante svuota il conto all’anziana assistita: ora rischia una stangata
SEDICO. Badante rischia due anni e quattro mesi. Non solo: il pubblico ministero Pesco ha chiesto anche mille euro di multa per la romena Nadia Maieran, che è accusata di essere stata talmente infedele da svuotare il conto di un’anziana di Sedico e portarle via i gioielli.
Il difensore Xaiz la vede in maniera completamente diversa, tanto è vero che, secondo lui, andrebbe assolta e solo in estremo subordine condannata al minimo della pena, con le attenuanti generiche. Non c’è una prova che sia colpevole, a suo giudizio. Sembrava tutto pronto per la camera di consiglio e la sentenza di primo grado, ma il giudice Feletto ha rinviato al 7 marzo.
Che fine hanno fatto quei 6. 790 euro spariti in otto prelevamenti agli sportelli della Sparkasse e della Banca Popolare di Verona? L’anziana si era accorta del conto prosciugato al momento di pagare la spesa al supermercato di fiducia. E i gioielli? In casa c’erano due pietre azzurre in un sacchetto di plastica trasparente (zaffiri); in un Compro Oro, una fede nuziale e una medaglia a forma di angelo con incisi il nome e l’anno di nascita di un uomo di Carate Brianza. In aula l’imputata ha respinto tutte le accuse, spiegando che non aveva alcun accesso alla carta bancomat e aspettava sempre all’esterno dell’istituto di credito, quando la titolare faceva delle operazioni. La spiegazione del tesoretto trovato nel suo armadio durante la perquisizione dei carabinieri è che in Romania si investe in ori, quando si hanno dei soldi da parte e questo l’ha confermato anche la madre.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri della stazione di Sedico su delega della Procura della Repubblica e si sono basate molto sui tabulati telefonici, di conseguenza sulle celle agganciate dal telefono della donna a processo, al momento dei prelevamenti allo sportello automatico più vicino a casa. La stessa Procura è sicura della colpevolezza di Maieran, oltre che delle aggravanti contestate e, nella requisitoria di ieri mattina, non ha dato alcun peso alle ragioni della difesa. Quest’ultima ritiene, invece, che la magistratura abbia voluto individuare subito la presunta colpevole nella collaboratrice domestica e le abbia cucito addosso il capo d’imputazione, senza però trovare prove concrete.
Ai primi di marzo, la sentenza di primo grado, dopo le eventuali repliche delle parti. —
Gigi Sosso
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