Badante truffò l’anziano per 350 mila euro fingendo gravi malattie



Un mese di sconto per la badante infedele. Ma solo perché la truffa aggravata all’anziano da 350 mila euro, commessa fino al 18 ottobre 2011, è prescritta. Tutto il resto è confermato. La Corte d’Appello di Venezia ha condannato a due anni e undici mesi più 700 euro di multa Gabriella Di Giulio. In primo grado, il giudice bellunese Cittolin aveva sentenziato tre anni e 800 euro, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Pesco e aggiungendo una provvisionale di 50 mila euro sul risarcimento danni.

Di Giulio era accusata di aver fatto credere all’ex dirigente dell’azienda di abbigliamento milanese Facis, Luigi Andreoni, di essere malata di tumori a pancreas ovaie e cervello e, quindi, di aver bisogno di cure molto costose e di interventi chirurgici urgenti. Ma aveva necessità di soldi anche per saldare i debiti con Equitalia o per pagare il notaio nella vendita della casa e o nell’acquisto di terreni. L’uomo le ha dato tutto questo denaro, tramite bonifici bancari che catalogava con scrupolo e anche con la speranza che, prima o poi, gli venisse restituito.

Nel corso del processo, è stata decisiva la testimonianza di Elena Andreoni, la figlia della parte offesa, che ha trovato riscontro anche in una lettera manoscritta trovata nella cassaforte di famiglia: «Nessuna patologia tumorale, né di altra analoga gravità l’imputata ha mai sofferto», scrivono i giudici della Corte d’Appello, «ma quella era una delle ragioni dedotte per i prestiti, nella piena consapevolezza da parte della donna delle dolorosissime vicende di vita dell’uomo». Una persona, che aveva perso la moglie e un figlio.

Quanto alle altre spese «sono risultate fasulle: niente spese notarili, niente movimenti patrimoniali, niente pagamento di debiti fiscali, pur esistenti. Luigi Andreoni conferma che Di Giulio gli chiedeva aiuto, perché lui era l’unico che poteva aiutarla. La dazione di 50 mila euro per il notaio era stata così giustificata, anche se lui non sapeva a che affare si riferisse».

Non sono state concesse le attenuanti generiche, perché «non vi è attivazione risarcitoria alcuna, vi è approfittamento di una storia personale di vita particolarmente dolorosa , gli importi sono rilevanti e le menzogne pesanti. Si aggiunga che l’imputata non è incensurata, avendo un precedente per furto e uso illecito continuato di carte di credito, fatto di poco precedente il periodo di conoscenza di Andreoni».

La Corte conclude che la pena applicata è del tutto congrua, l’unica cosa è che non si può procedere fino all’ottobre 2011. —

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