Baldenich, ha un lavoro quasi la metà dei detenuti

Ieri a Belluno la cerimonia per il 199° anniversario della polizia penitenziaria Il direttore: «È stato un anno difficile, siamo sotto organico, ma nessun allarme»
gian paolo perona- perona- belluno- carcere di baldenich
gian paolo perona- perona- belluno- carcere di baldenich

BELLUNO. In prima linea per dare attuazione «al principio costituzionale della finalità rieducativa della pena» e in questo senso «avere quasi la metà della popolazione carceraria lavorante, che beneficia cioè di un impiego, è un dato da ritenersi soddisfacente».

A certificare la bontà del “modello bellunese” sono le parole del direttore della casa circondariale di Baldenich, Tiziana Paolini, arrivate a chiudere la cerimonia per il 199° anniversario della fondazione del Corpo di polizia penitenziaria, tenutasi ieri anche a Belluno. «Tenere i detenuti occupati e, non ultimo, nelle condizioni di poter inviare un contributo economico alle famiglie contribuisce a lasciarli più tranquilli. In questo senso il nostro è un sistema che funziona, grazie soprattutto alla convenzione con le cooperative Lavoro Associato e Sviluppo Lavoro, che ha portato alla creazione di una rete per l’impiego dei detenuti con soggetti quali la Cafiero, Fedon, Elettroplast, Bortoluzzi Sistemi, Unifarco, Da Rold trasporti e Fb System».

Fin qui i dati positivi di una realtà carceraria che i suoi problemi comunque li ha. «L’anno appena trascorso è stato un anno difficile, nel quale tutto il personale, che non posso non elogiare per la professionalità, è stato chiamato a far fronte a situazioni complicate. La tentata fuga di ottobre 2015, la protesta di fine febbraio e, purtroppo, il suicidio di un detenuto a maggio sono situazioni che lasciano il segno, ma non sono assolutamente imputabili a un servizio non efficiente, anche se non nascondo che l’organizzazione della vigilanza è stata appositamente rivista in alcuni suoi punti».

Il tutto a fronte di una capienza regolamentare «di 87 posti, ad oggi tutti occupati. Si evidenzia comunque un problema di sovraffollamento nella sola sezione maschile. Questo a fronte di un persistente problema di organico tra gli addetti alla vigilanza, visto su 98 unità previste ce ne sono solo 92. Una carenza ancora gestibile, anche se non vanno trascurati i mutamenti che hanno interessato il carcere di Baldenich. A dicembre 2015 è stata aperta la sezione “nuovi giunti, a marzo di quest’anno, dopo la chiusura del reparto femminile, quella di articolazione per la tutela della salute mentale, già esaurita. C’è poi la sezione transessuali, che ospita 9 persone. I cambiamenti sono stati importanti, è cambiata l’organizzazione del lavoro, le difficoltà quotidiane ci sono. Specie in una struttura che applica il regime di “celle aperte”, che consente maggior libertà di movimento ai detenuti».

Baldenich che cambia anche a livello strutturale. Completato nel 1933, l’edificio ha visto una prima decisa ristrutturazione nel 2005, proprio con l’apertura della sezione transessuali. Tra il 2011 e il 2013, poi, è stato incorporato un padiglione dell’ex officina Rizzato, dove hanno trovato posto laboratori per le attività lavorative e aule per la formazione. «Passano gli anni, ma certi riferimenti, per i detenuti e per il personale restano», ha aggiunto la Paolini, «come don Olindo, il cappellano del carcere: una figura generosa e discreta».

Sulla lista dei ringraziamenti del direttore di Baldenich anche le sigle sindacali: «Con loro rapporto sempre leale e di costruttivo confronto, finalizzato a migliorare l’efficienza della struttura». (ma.ce.)

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