Balla in quasi topless: assolta perchè il fatto non costituisce reato

La 29enne cubista trevigiana denunciata al Tiziano nel 2012 è riuscita a far valere le sue ragioni davanti al giudice di pace

PIEVE DI CADORE. Proposta decente. Assolta dal giudice di pace di Pieve di Cadore perché il fatto non costituisce reato. Non aveva fatto niente di contrario alla pubblica decenza la ventinovenne trevigiana M.M., che la notte del 22 settembre 2012 aveva ballato sul palco del Gran caffè Tiziano in perizoma scuro e nastro adesivo nero sui seni.

C’era una festa battezzata “Mega party Porky college” e nel menù figurava anche il body painting, cioè l’arte di dipingere il corpo. Tutto questo con la colonna sonora della musica dei disc jockey Daido e Zen e della voce di Cristiano.

Quattro cubisti, un uomo e tre donne e, ai piedi del palcoscenico, almeno 500 persone, quando anche in montagna è ancora un po’ estate.

Qualcuno deve aver chiamato il 112: ma non si è ancora capito chi; e, a questo punto, non lo si capirà mai. O molto più semplicemente era in programma qualche accertamento. Fatto sta che i quattro ragazzi proposti dalla Amanita eventi sono stati invitati a rivestirsi e denunciati e lo spettacolo non è proseguito, tra le proteste. In tre hanno preferito pagare una multa, che nel linguaggio tecnico si chiana oblazione, mentre la ragazza di Riese Pio X era così convinta di non aver fatto niente di male che ha preferito presentarsi davanti al giudice Parroco, difesa dall’avvocato Mauro Gasperin. Pubblico ministero Sandra Rossi, che di solito rappresenta l’accusa, a Belluno.

Vestita con un paio di jeans, un maglione e un giaccone di moda, non è una bellezza che si possa archiviare senza un complimento garbato. Normale che quella sera il pubblico maschile la guardasse con ammirazione e quello femminile forse anche con un po’ d’invidia.

Nell’udienza di ieri, ha spiegato quello che doveva essere il suo ruolo, in una serata come chissà quante altre. La mancanza del reggiseno? La specialista Strilly avrebbe dovuto dipingerle il corpo e anche questo era già successo diverse volte in Cadore.

Il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione, perché costume e comune senso del pudore si sono evoluti nel corso degli anni e il difensore ha tirato fuori una sentenza del 1985, per sottolineare che quella notte non si era verificato niente di contrario alla pubblica decenza. Sai quello che puoi aspettarti: se ti va, entri nel locale e ti diverti, in caso contrario te ne tieni alla larga e fai qualcos’altro. Questa la sostanza, tutta condensata in un quarto d’ora di udienza, alla fine della quale il giudice Parroco ha sentenziato l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

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